Di porte che si chiudono e _ri_ accadimenti randagi

Martedì firmo il contratto a tempo indeterminato e sono molto felice, ma ho anche paura perché la precarietà mi toglieva tante certezze ma tutto sommato me ne lasciava una per me fondamentale, ossia che tutto quello che non mi piaceva, e c’è sempre qualcosa che non piace sul posto di lavoro, sarebbe scomparso al termine del contratto e ora invece mi tocca crescere per davvero, rimanere lì e gestire con maturità difficoltà e scazzi; imparerò, certo, ma penso già con molta nostalgia alla porta socchiusa, all’uscita di sicurezza che chiuderò definitivamente martedì 24 agosto alle ore 12.

In questi momenti di trasformazione in movimento mi piomba addosso un’ansia pazzesca che si nutre di tutto il buio con cui ho dovuto fare i conti in questi ultimi mesi molto difficili e allora invece di pensare al bello che verrà temo il dolore che potrebbe tornare e vivo tutto amplificato e soprattutto ho paura di cose che probabilmente non _ri_accadranno mai più.

Un mio caro amico mi ha appena scritto che mi vuole bene anche se la mia vita migliora e con tenerezza e probabilmente senza alcuna consapevolezza mi fatto riflettere sul mio essere sempre randagia, concetto poetico e gipsy ma allo stesso tempo anche molto doloroso, sono sempre stata libera {abbandonata}, è vero, ma anche pronta al prossimo colpo nello stomaco, alla prossima tempesta in cui imparare a ballare e ti abitui quindi a stare sempre un po’ sulla difensiva, a non fidarti mai fino in fondo, a spiare i movimenti delle nuvole grigie per capire se davvero sarà tempesta.

Nel frattempo ti perdi la pace degli attimi sereni, la stabilità dei giorni che scorrono sempre uguali, una marea di piccole cose che quando sei pronta al peggio neppure noti e allora la randagia si deve costringere alla disciplina ferrea dell’ottimismo che già pratica, è vero, ma più che altro quando accade qualcosa di brutto e si deve ricordare che passerà, come ogni volta. Mi specializzerò in un’analisi di realtà ottimista grazie ai miei nuovi capelli biondi, ad una pratica yoga che non guarderà in faccia nessuna delle mie eterne scuse per non fare fatica e Dio solo sa quanto ho bisogno ora del mio corpo, più che della mia mente, al fare l’amore prima di tutto con me stessa e al prendere atto di quanto amore e benevolenza ci siano effettivamente attorno a me e me li merito tutti, checchè ne dica la randagia.

E che sia per tutt* una fine estate piena di buoni inizi!

[Ho trovato questa bella immagine sul web, ma non ricordo purtroppo chi l’ha disegnata, me ne scuso e spero di recuperare l’autore]