Ghirlandina, nidi e cure…

La Ghirlandina, prima detta Torre di San Geminiano, è il campanile del Duomo di Modena e io la adoro. Noi modenesi ci orientiamo grazie a lei e infatti quasi sempre sappiamo dove siamo. La guardavo, dritta dritta, un po’ rosa e un po’ grigia, dal policlinico durante i controlli pre e post intervento e avevo meno paura e meno male. È alta quasi 90 metri e io lì sopra ci abiterei nonostante la sibiola, esattamente come i falchi pellegrini che lì hanno fatto il nido e io un po’ falco sono. Quando poi l’altro giorno le campane hanno iniziato a suonare accanto a me, la gioia è stata incontenibile e in questo periodo è una cosa più unica che rara, quindi benedette campane della Ghirlandina! Oggi pensavo che la vita mi sta finalmente insegnando che posso lasciare che chi amo si prenda cura di me, senza sentirmi in colpa se per una volta non lo faccio io. Din, don, diin, dooon…. Diiiiinnnn……..

Nel video, la Ghirla dalla stanza dei Torresani, le campane, Tato, una famigliola che non so e Benny ❤️

Je suis comme je suis

Sta scendendo il fresco su un’estate che sto molto amando e anche profondamente odiando, ma d’altra parte sono abituata ad avere in me tutto e il suo contrario. Sono fatta così, ne sono consapevole, ma a volte faccio a pugni con me stessa ed esco dolorante dallo scontro, pur facendo tutto da sola. Quello di lasciar andare è uno sforzo continuo e mi stanca anche solo il ripensarci, ma in alcuni momenti non ho alternativa. Il dolore non cambia se non cambiamo noi. Non basta accettarlo perché smetta di fare male; si può solo lasciarlo andare, in tanti modi diversi… e a me capita di dover spesso inventare modi di lasciar andare il mio troppo e ogni tanto, come in questa estate, mi rimane tutto appiccicato. Troppa preoccupazione, troppa ansia, troppo essere sempre presente, troppo non trovare le parole giuste per dire, troppa negatività altrui da cui a volte non so proteggermi e la scambio per mia, troppi certificati di morte da rileggere, troppe pretese su di me, troppa roba da stirare, troppo caldo, troppa luce… Troppo! Per fortuna poi la mia Amica Ceci mi spiega come raccogliere i semi delle roses trèmiéres trovate per caso su un ponte antico in Appennino. E poi faccio scorpacciate di porcini, mirtilli e vino buono e trovo che questo spesso abbia il potere di rimetterti al mondo con un sorriso, soprattutto se sei con chi ami, con chi vale la gioia e la fatica che spendi per loro. Per fortuna posso camminare in montagna lasciando entrare in me l’aria e i passi di bambina. La felicità è un equilibrio delicato e serve tanta cura per far andare d’accordo le rose con il dolore.

Sono come sono, scrive la mia Amica Elisa Minetti nel suo Scarabocchio. Bisogna sempre ricordarsi di essere come si è!

Il vento e la gioia

Comequando il vento inizia a far cadere le foglie gialle dagli alberi e a me sembra già quasi autunno e sono felice, anche perché ho già in mente il cappotto che vorrei appena scenderanno le temperature e questo caldo fastidioso e ormai ridondante ci abbandonerà. E grazie a questo vento asciugo il bucato in un attimo, anche se devo legare lo stendino alla ringhiera del balcone, ma lo faccio con del nastro rosa che mi mette allegria e poi sono convinta che sia tutto più profumato, quando passa questo vento. Può darsi però che per me il mondo sia più profumato anche perché ho iniziato le cure termali e ogni mattina vado alla Salvarola e questa oretta solo per me mi rilassa molto e mi vedo invincibile quest’inverno, mica come lo scorso, che mi sono ammalata in tutti i modi, tutti i germi e i bacilli erano miei, passando pure per un intervento, che insomma…. concludendo con la scarlattina, ma lo sapete. Alle terme bevo anche bicchieroni di acqua alfonsina, un’acqua termale solfo-bicarbonato-magnesiaca-alcalina che ha un effetto detox strong e riequilibrante e confesso che mi piace moltissimo il fatto di potermi prendere cura di me con metodi naturali e che sfruttano la potenza dell’acqua termale… Così come considero fondamentali il cibo, il movimento e la gioia. La mia particolare gioia, quella che solo io so come accendere e custodire, perché quella vera è unica come ciascuno di noi e ha la nostra forma. Non arriva da sola, è frutto di un lavoro fino e continuo, a volte doloroso, cresce all’ombra del silenzio e dei no sorridenti e va saputa cogliere dove si trova e magari non pensavamo che stesse proprio lì.

🎈”Per la gioia?”… “Su, di là!”🎈

Io e Massi sul Cimone

Nonnina a Londra e dolore qb

In questi giorni mi è più facile essere triste, nonostante il periodo non lo consenta troppo. Eppure a me questo sole sfacciato e squillante fino a sera inoltrata piace solo per un po’, poi basta. Poi ho bisogno di sera vera, di penombra, di quiete e riflessione, pena l’irritabilità che infatti sto sperimentando. E mi sono accorta anche che ripongo troppe aspettative nell’estate, nel riposo, nell’idea di staccare e svuotare la mente, cosa che non riesco mai, e dico mai, a fare, anzi! Il vuoto non è una cosa molto semplice da gestire, ma già sapere di essere pieni di troppo è un traguardo e, insieme, una ripartenza. Pare che questa tristezza si chiami august blues e forse io ne soffro. Quello che so per certo è che in certi momenti, senza preavviso, si viene investiti da rigurgiti di dolore improvviso, quel dolore che credevamo digerito da un po’ e invece no e allora il bisogno è di stare immobili sulla soglia, in attesa che passi, senza provare a scappare. Senza assolutizzare. Senza mitigare con i progetti e i desideri belli che inevitabilmente abbiamo. Aspettare, con la fronte alta, il corpo morbido e non rigido, che altrimenti ci spezziamo e il cuore aperto a quello che sempre il dolore ci racconta, senza ascoltarlo troppo, però. Al dolore bisogna dare retta quanto basta.

QB.

Nel frattempo un piccolo mobile della casa della Nonnina è partito per Londra e io ne sono molto felice e credo anche lei. Felice sera!

Biscottini e tenerezza

Non so se vi ho mai confidato che mia figlia, ahimè, è affetta da una severa forma di adolescentia, nome che deriva dal verbo adolescere, ossia crescere! Ogni tanto mi contagia con i suoi musi lunghi, la visione in bianco e nero che neppure i film di Totò e poi anche io grugnisco! Ma qui in montagna ho trovato una cura straordinaria, grazie anche alla presenza di piccoli gattini che sto coccolando ininterrottamente da quando sono arrivata! Ho deciso di usare l’arma della tenerezza, coccolo figlia e gatti senza ritegno e in misura abbondantissima! Lei si lascia coccolare e l’altro giorno mi ha anche detto che le sembra di essere tornata piccola e trovo che sia una gran cosa tornare bambini e sapere che spesso le parole non servono, ma la tenerezza sì, quella serve sempre.

I soggetti della mia tenerezza: Benny e Biscottino

Stanchezze, somiglianze e briscole

Sono molto stanca. Ho bisogno di una vacanza dal mio senso del dovere, dalla mia fatica di vivere qui e ora, dal mio perfezionismo, dal mio desiderio che sia tutto a posto e invece deve essere semplicemente vero, autentico, piccolo ma maestoso, non di meno. Domani andremo in montagna qualche giorno, devo trovare il coraggio di spegnere il telefono e pensare solo a respirare, amare, ridere, mangiare, anche bere, sì. Che poi non è che non lo faccia già, è solo che mi rendo conto che qualunque cosa mi può sempre raggiungere e no, basta. Almeno per un po’. Per fortuna ogni volta che posso mi fermo nei bar dove ci sono i tavolini rotondi con attorno i vecchi e gioco a briscola senza ritegno, potrei andare avanti per ore. E poi penso a Massi, che è quasi sempre accanto a me, e mi dico “Siamo proprio uguali, io e lui, perché dopo aver bevuto un bicchierone di acqua diciamo tutti e due -Che buona, l’acqua!- e siamo felici! Ma anche perché se una sera siamo in montagna e c’è freschino, tutti e due vogliamo esattamente la polenta con i funghi e la salsiccia e la finiamo in fretta, mangiando dallo stesso tagliere! E siamo uguali anche perché siamo sempre vicini, nonostante alcune cose ci facciano imbizzarrire e magari litighiamo, ma poi siamo sempre qui, noi due”. Ieri ho trovato una foto meravigliosa dei miei Nonnini, che si sono messi insieme quando la nonna aveva 17 anni e il nonno 19 e non si sono mai lasciati neppure quando la morte è venuta a prendere il Nonnino. Non si sono lasciati nemmeno con quella in mezzo perché nei suoi ultimi giorni di vita ricorreva il loro anniversario di matrimonio e il Nonnino non riusciva più a parlare, così si è fatto dare un bigliettino e una penna e ha scritto tremolante che amava tanto la Nonnina e ci sarebbe sempre stato, accanto a lei. La foto è già in cornice nell’angolo più bello di casa, quello in cui si mette ciò che è importante e sono orgogliosissima che in tanti mi stiate dicendo che somiglio molto alla Nonnina. È bene sapere da dove viene quello scintillio che abbiamo negli occhi, come mai abbiamo esattamente quelle sopracciglia fatte così è perché sorridiamo proprio in quel modo e non in altri. Felice Ferragosto, cari e care. Credo che starò in silenzio per un po’.

Agostino e l’arte del cuore

In questi giorni di caldo pesante, di notizie brutte (Bologna e Foggia) e di immagini ancora più brutte e scioccanti mi rendo sempre più conto che siamo una cosa sola con le altre persone, nel bene e nel male. Che non c’è nulla che non ci riguardi e non è possibile stare solo nel nostro piccolo pezzetto di mondo sicuro e tranquillo. Abbiamo bisogno gli uni degli altri e la gioia è reale solo se è condivisa, anche se è piccola e bisogna cercarla a lungo. Io in questo periodo sono inquieta e piena di spine, ma conservo pur sempre boccioli nella mente e il cuore sempre con me e così riconosco in fretta il buono luminoso. Come quello di Agostino, che mi sono trovata accanto al tavolino del bar e non chiedeva nulla ma sorrideva soltanto e così l’ho sentito subito vicino anche al cuore, quello che è sempre con me. Aveva una borsa piena di cose ma non l’ha aperta, non ha insistito, non diceva nulla, sorrideva e basta. Gli ho dato qualche euro e lui mi ha detto grazie tantissime volte e lo diceva anche a Massi e a Ste e a me è venuto da dire “Grazie a te!” e lo pensavo sul serio, poi è entrato nel bar. Siamo entrati anche noi per pagare. Agostino, ma io non sapevo ancora che si chiamasse così, stava chiedendo una bottiglia di acqua, sempre col sorriso. Il barista deve aver pensato che non avesse soldi, così gli ha detto sbrigativo che gli poteva dare solo un bicchiere di acqua del rubinetto, lui ha continuato a sorridere e ha detto Va bene… La bottiglia di acqua gliel’ha offerta Massi e lui non smetteva più di dire grazie e io ero davvero illuminata da quel sorriso e da quella gratitudine, per così poco. Poco davvero. Dopo aver salutato Ste, abbiamo visto il sorriso che brillava sotto un albero, c’era un po’ di arietta e sorrideva ancora di più; ci ha chiamati e ci ha detto “Il mio nome è Agostino! Vengo dalla Nigeria e lavoro a chiamata, oggi nessuno mi ha chiamato e sono venuto a Fiorano perché 5-10 euro sono sempre meglio di nulla e io ho due figli, che però sono modenesi perché sono nati tutti e due al policlinico!”. Ci ha raccontato la sua storia senza chiedere nulla in cambio, ma il tesoro in quel momento era appunto dato dal fatto che ci stavamo raccontando e ci stavamo ascoltando, senza pregiudizi e barriere e abbiamo riso del fatto che ormai esistono anche i modenesi nigeriani, perché così è. Poi ci siamo abbracciati e ho detto ad Agostino buona giornata e siamo andati a fare una commissione. Mentre la facevo ho avuto tanta voglia di conoscere meglio quella storia e così sono tornata in piazza sperando che Agostino fosse ancora lì all’ombra e poterlo invitare a pranzo, ma non c’era più. Mi è dispiaciuto tantissimo!

Prendi il tuo cuore ferito e trasformalo in arte (pic by Gae)

Compiere un passo senza muovere i piedi…

Per fortuna ora è sceso un po’ di grigio e riesco a respirare meglio. Stamattina però ho stirato un mucchio di roba e in seguito ho fatto solennemente presente ai miei congiunti che non è necessario mettere da lavare magliette o pantaloncini dopo un quarto d’ora che li si ha addosso solo perché c’è molto caldo. Ne va della mia integrità psicofisica. Che è già abbastanza compromessa a causa di un abbonamento digitale ad una rivista ottenuto con i punti della vodafone che improvvisamente mi si è disattivato e il tipo dell’ufficio abbonamenti, che deve essere sicuramente un uomo anche se non si è mai firmato perché mi tratta con sufficienza e arroganza, come dire questa non capisce nulla eh! È proprio una donna! e lo vedo anche che alza il sopracciglio e arriccia il naso (tutte illazioni mie queste, anche se sono quasi certa che sia così 🤣), mena il can per l’aia da una settimana! Per fortuna ieri sera sono andata ad una cena bella, una di quelle che non fai in tempo a tornare a casa che iniziano ad arrivare messaggi con tanti grazie, qualche foto e cuoricini, che sono quelle cose che io adoro, perché sapete quanto credo nel potere magico della gratitudine. Infine pensavo a quanto è importante saper compiere un passo senza muovere i piedi (Rumi)

La poesia delle parole

Leggo moltissimo perché non posso farne a meno, da quando ero piccola. Mi nutro di storie e di poesie perché la mia non mi basta, so che ho bisogno di altre storie per leggermi davvero. E ho un vitale bisogno di parole per raccontarmi ciò che vivo e più ne posseggo più capisco che cosa (mi) accade. Leggo, coltivo, nutro, invento, curo, ascolto, venero parole e per me non può essere diversamente. Da loro mi faccio cullare e sospingere il più possibile. Ogni volta che posso e riesco. Quasi sempre. Da un po’ mi rendo conto di conoscere poche parole per raccontare i colori e in questa vacanza al mare ho respirato e vissuto troppi colori per non chiamarli per nome e allora eccoli qua! Poi il gioco è di riconoscerli nelle foto che ho messo nel piccolo video. Strega comanda color…………………….

Acquamarina, albicocca, amaranto, ambra, arancione, anguria, azalea, azzurro, azzurro fiordaliso, beige oliva chiaro, bianco, bianco antico, bianco floreale, biscotto, blu, blu alice, blu bondi, blu comando stellare, blu dodger, blu marino, blu reale, bronzo, cardo, carta da zucchero, celadon, celeste, ceruleo, ciano, cobalto, conchiglia, cremisi, fiore di granturco, foglia di tè, fucsia, giada, giallo sabbia, giallo scuolabus, glicine, grigio ardesia chiaro, lampone, lavanda, limone, magenta chiaro, oro, pistacchio, rosa pastello, rosa vivo, rosso, rosso fragola, rosso rosa, rosso violetto chiaro, sabbia, terra d’ombra bruciata, turchese, uovo di pettirosso, verde marino, zaffiro.

La poesia delle parole!

Nel video parole, colori e poesia fra Bellaria, Rimini e Santarcangelo 🌊💙🙏🏻🐚

Ci fidiamo del bene

Siamo a casa da ieri sera tardi, molto tardi. Sì perché abbiamo voluto rimanere fino all’ultimo in spiaggia, c’erano molte cose da finire di fare… Fare scorta della risata della Benny che faceva il bagno con le sue amiche al largo. Galleggiare nel mare a pancia in su e coi capelli sciolti, ascoltando bene come l’acqua ovatti tutto il chiasso e trovo questo un insegnamento prezioso; quando attraversiamo momenti duri o c’è troppa confusione dentro e attorno a noi, lasciamo che il mare ci attraversi e ci insegni a galleggiare serenamente in ciò che non possiamo cambiare, pulendoci e aiutandoci a mettere le distanze giuste. E lasciamoci anche trasportare dalla corrente, che non è sempre un male l’abbandonarci, anzi. Poi c’erano altre conchiglie da raccogliere e da mettere nel barattolo di vetro che ho trovato nel frigo, sempre dono di mia suocera, oltre allo stinco di maiale abbandonato e che per ora nessuno trova il coraggio di mangiare, viste le temperature! Bè, nel barattolo molto carino, piccolino, con il classico tappo dorato doveva esserci della marmellata; quando l’ho trovato non ne era rimasta neppure una cucchiaiata e ora ci sono le mie conchiglie. È la prima volta che porto a casa un ricordo del mare, ma sto diventando molto romantica, lo sapete e infatti il barattolino con il suo contenuto prezioso ora è lì, appoggiato sul tavolino accanto a me e mi sembra una cosa meravigliosa sapere che cosa ci fa bene avere accanto. Dei talismani, dei sigilli a momenti importanti, degli amuleti… Non possiamo vivere senza magia! E io la magia cerco di tenermela sempre addosso e nello sguardo attraverso braccialetti preziosi di acquamarina e citrino che nell’acqua del mare ha cambiato colore, con il mio behappy tatuato, le stelline nei capelli, il profumo di verbena, gli anelli che sono persone e azioni dentro di me… E fidiamoci sempre del bene, mi raccomando! La tenerezza è uno scudo protettivo (This is a Good guide, di M. Eyskoot).