Il vaso della gratitudine

Qualche giorno fa su facebook vi avevo proposto un gioco, molto serio però, il gioco del vaso della gratitudine.

Per che cosa siamo grat* a noi stess* e a questo 2019 che ci sta lasciando? Che cosa mettiamo simbolicamente dentro al nostro vaso della gratitudine?

Solo bellezza, nessuna lamentela. Uno dei miei propositi per il 2020 è appunto quello di lasciare da parte la bruttezza, la brutalità e già in questi giorni sto scegliendo di non scrivere di odio, politica, sciagure perché se coltiviamo il bene poi lui cresce con noi e se lo facciamo in tantissimi ci sarà tanto tanto bene.

Nel mio vaso della gratitudine appoggio delicatamente

il 26 maggio, il giorno di tulle

lo zio Ermanno che è venuto apposta per me da Marsiglia

la mia bambina

l’ultimo respiro di Pipi

Massi che impara a suonare la chitarra

l’ “io ci sarò sempre” della Ross

il mio essere randagia

la telefonata degli Zietti la vigilia di Natale

la mia Amica di sempre

la scrittura

la rinascita dei miei genitori

il vino con le Amiche

l’arrivo della Pepi

la bellezza della mia Modena

lo spalancare le finestre ogni mattina per far entrare l’aria pulita

la Pimpinella che ho visto sul Cimone, così mi chiamava mia mamma

i capelli corti

il vialetto del mare in inverno

la stima di alcune persone nei miei confronti

le montagne russe che ho nel cuore

l’avere sempre cura di tutto e di tutti

l’amore per ciò che ero e che sono.

Teniamo il vaso della gratitudine in bella vista, mi raccomando e ogni tanto accarezziamolo e ammiriamolo, ci può solo fare bene.

[{ il mio best nine, nell’ordine: la mia famiglia, yoga, Massimo, la Pepi, la mia storia, Randagia, io e Rossana Campo, il giorno di tulle, Pipi }] ♥️

Buon compleanno mamma

Oggi avresti compiuto 71 anni e invece non ci sei più da quasi 19.

Una vita per me, che quando sei morta mi sono sentita tradita e abbandonata perché non ti amavi più da così tanto tempo che era come che non avessi fatto abbastanza per non morire.

Io non ti ho mai conosciuta luminosa e felice come eri in questa foto, mamma. Stamattina mi sono svegliata alle 4 perché Tino voleva giocare e il primo pensiero che ho avuto è che se tu fossi rimasta ti avrei aiutato io a curare la tua depressione, a sfanculare chi ti faceva del male e non sapevi proteggerti (ci ho poi pensato io a farlo anche per te, dopo qualche anno che te ne sei andata…), 20 anni fa non sapevo perché eri sempre triste e spesso davi la colpa anche a me, ma ora sì, la depressione la conosco molto bene ormai e forse avrei saputo aiutarti. Forse.

In questi ultimi mesi ho scritto tanto di te e l’ho fatto con molta rabbia, come era giusto che fosse, ma ora la rabbia è svanita, mi rimane solo il desiderio di conoscerti al di là dei ricordi brutti e dell’abbandono.

Nel vaso delle cose di cui sono grata a me e al 2019 che sta finendo metterò anche la bellissima abitudine che mi hai dato di spalancare le finestre ogni mattina per far entrare l’aria pulita e io continuo a farlo, ormai ha imparato anche Massi e anche se piove, se c’è nebbia, se c’è neve noi le finestre le spalanchiamo sempre. Ricordo quando ero malata e tu mi facevi dormire nel lettone… arrivavi e dicevi copriti bene Pimpinella! e aprivi la finestra, io mi mettevo bene sotto al piumone e aspettavo l’aria gelida e guardavo la betulla in giardino e quando chiudevi la finestra nella camera c’era profumo di pulito, di neve, di zucchero e di brillantini, di rosa.

Buon compleanno, mamma. Ti voglio bene.

➿ Mamma nel 1974 ➿

Senza farci troppo caso…

L’ultimo Natale in cui c’erano tutti è stato quello del 2000.

Poi è rimasta vuota la sedia a capotavola, quella di mia madre. Poi quella a sinistra della Nonnina, che era del nonno. Poi quella di fronte alla mia, che era quella di mio padre e infine è rimasta vuota quella della Nonnina e poi anche la mia, che ho scelto di non trascorrere più il Natale con ciò che rimane della mia famiglia di origine, per tutta una serie di motivi. Ho tentato per anni di riunire quella di Massi ma non ci sono riuscita e ho lasciato perdere, perché l’essere famiglia non si può imporre.

Insomma, col passare degli anni il mio concetto di famiglia è cambiato completamente e quello che vivevo da piccola senza farci neppure caso non è più tornato ed è naturale così, ogni età della vita ha la propria speciale magia. Un po’ di dolore c’è, certo, anche se ieri ho passato uno dei più bei Natali della mia vita quasi per caso, senza rendermene conto, come da piccola. Ero in attesa di risposte ad inviti che sono caduti nel nulla, ma stavolta non ho chiesto allora, venite poi? perché il concetto di elemosina non mi è mai piaciuto e senza troppo fastidio ho iniziato a pensare al mare, così, senza pensarci troppo e ho detto a Massi non so perché, ma mi piacerebbe trascorrere il Natale al mare e a lui l’idea è piaciuta moltissimo e ha detto andiamo! Di solito Benny trascorre il Natale dalla famiglia del papà, allegra e rumorosa, mi è sempre sembrato che fosse un Natale più bello per lei stare con i nonni, gli zii, i cugini, la zia suora… Il giorno della Vigilia mi ha detto Mamma, domani cosa fate?, Andiamo a pranzo al mare, io e Massi e lei Che tristezza! ma la mattina dopo mi ha detto Vorrei venire con voi! e siamo partiti tutti e tre, la nostra famiglia, anche se non abbiamo potuto portare Tino, la Miri e la Pepi, che anche loro fanno parte della famiglia.

È stato il Natale del primo goccio di vino di Benny, se non considero quando da piccola aveva la febbre alta ed era a casa col nonno e l’amico medico ha detto dalle del Lambrusco, che le passa tutto! e il nonno gliel’ha dato, il Natale della crema chantilly calda sul panettone e del pecorino scopaiolo, di Benny che si sdraia sulle mie ginocchia come quando era piccola e di Massi che ci guarda sorridendo, del mare al tramonto, in inverno, che non l’avevamo mai visto e Benny ci teneva tantissimo.

Davvero un felice Natale, di famiglia.

➿ Santarcangelo di Romagna ➿

Provate qualche volta…

“Provate qualche volta a sedere accanto ad una persona senza pretendere di avere una soluzione al suo problema, senza svolgere un ruolo.

Non analizzate, non aggiustate, non ingeritevi, non ricucite.

Ascoltate generosamente, come se la persona avesse dentro di sé tutte le risposte di cui ha bisogno.

Rispettate e ricevete ciò che vi sta offrendo.

Non è importante che comprendiate.

Immaginate che il vostro ascolto e la vostra presenza siano sufficienti, siano esattamente ciò di cui c’è bisogno.

Spesso un silenzio ricettivo guarisce più di tutte le parole del mondo”

Maestro Frank Ostaseski

Fra la smania perpetua e il qui e ora

Sono ufficialmente in vacanza e mai come quest’anno ne ho bisogno.

Non ho particolari programmi, a parte le cose piccole, quelle semplici che puoi fare senza sforzo e ti vengono bene, ti nutrono e ti riconciliano con il mondo e anche un po’ con te stessa. Senza corse e senza sveglia mi dedicherò all’arrosto che cucino solo due volte all’anno, a Natale e a Pasqua, a mia figlia e a mio marito, alle fusa dei gatti che ciascuno ha il proprio modo, agli amici e alle amiche, alla lettura (nell’anno che si sta chiudendo ho letto più di 30 libri), al divano e al pigiama, al cinema, alle lucine di Natale e ai fiori, a respirare profondamente, ad essere presente qui e ora senza attendere null’altro che non sia ciò che ho.

Per tanto tempo ho avuto bisogno di motivi per essere felice, di qualcosa da attendere e poi qualcos’altro e qualcos’altro ancora, come un asinello con la carota che non raggiunge mai, poi, deve essere il tempo che per fortuna trascorre, senza particolari motivi ho scoperto che stare nel qui e ora significa saper stare anche nel vuoto, nella piccolezza intesa come semplicità, come essenzialità, assaporando una quotidianità lineare che può apparire come piattezza ma che in realtà è essenza, spessore, costanza, gioia. A volte il vuoto mi fa ancora paura e ho necessità di riempirlo di tutto e niente e ho una perpetua smania per le cose remote, ma miglioro velocemente.

E voi? Quali sono le ricchezze e le paure di questo fine 2019?

Il potere che acquisiamo quando smettiamo di lamentarci, quando proviamo a abbracciare la nostra vita con tenerezza, quando decidiamo di dare un taglio alle recriminazioni è illimitato. Noi non abbiamo limiti, ma ce li mettiamo di continuo, ogni minuto del giorno. Rossana Campo

{Nell’illustrazione la me orsa di queste vacanze di Natale}

Buoni propositi di randagia

Domani riprendo a scrivere dopo diversi giorni che non lo faccio, la scrittura seria dico, non quella sui social o sul blog, che poi non che la scrittura social non sia seria per me, però lo scrivere a mano, il leggere e rileggere, il battere tutto quello che ho scritto e poi inviarlo per mail alla Ross è una cosa serissima, incredibile, intima e universale allo stesso tempo. È solo che scrivere non è roba per mammolette (cit. Rossana Campo) e nelle ultime settimane ho capito che cosa intende. Ci vuole tanto coraggio nella scrittura autobiografica e a volte sanguini e io mi sono un po’ spaventata di quanto sangue perdevo davanti a certe parole e a certi ricordi, così mi sono riposata un attimo, ma domani riprendo.

Domani riprendo anche a smettere di spaventarmi molto per i miei stessi bù, quelli che mi faccio da sola e poi rimango impaurita in un angolo.

Da domani saranno ancora più scintillii, tanti aperitivi per gli auguri, l’ultima festa al nido, qualche corsa, molte parole rare che tieni fra te e te, la letterina a Babbo Natale, il vivere molto luccicosamente e il dormire meno di quanto vorresti, lo yoga e il profumo di mirra e gelsomino, il ricordare tulle e peonie.

Buona settimana!

Il senso di Cristina per la neve

Natale si avvicina a grandi passi e io ne sono felicissima, sembro una bambina! Mi aggiro per il nido con le corna di Rudolph e le campanelle e ho contagiato anche le mie colleghe che le hanno prese pure loro, i canti di Natale mi inebriano, ho preso dalla libreria di Benny i libri di Natale di quando era piccola e li leggiamo ai bimbi, sono riuscita ad aggiudicarmi l’ultimo panettone del Giamberlano alla Drogheria Roteglia, sono proprio curiosa! Dovete sapere che al matrimonio mio e di Massi la pasticceria era proprio del Giamberlano, una pasticceria pluripremiata, e tutti mi venivano a dire Cri, stupendi i tuoi dolci! Buonissimi!!! ma quando sono arrivata io al tavolo dopo aver parlato con questo, quell’altro e quell’altro ancora i dolci erano finiti e sono rimasta con la curiosità che finalmente riuscirò a soddisfare.

Ieri ha nevicato e io ero ancora più felice. Ho fotografato i miei ciclamini e la neve, eccoli sotto, si vedono anche le lucine che ho messo sul balcone.

Felice week end, stasera noi siamo a teatro a tifare per una cara amica che recita 🎄♥️

Week end lento e soleggiato

Oggi mi sono svegliata felice perché finalmente, dopo tanto tempo, sarà un week end lento, senza corse e poi c’è anche il sole. Aprirò bene le finestre perché c’è tanto bisogno di respirare aria pulita, andrò al mercato contadino a prendere le verdure e una bella stella di Natale da portare all’amica da cui siamo a pranzo domani, in montagna e andremo anche a trovare Pipi e vorrei fare un po’ di Natale anche da lui, magari pianterò un ciclamino rosso sperando che non geli e oggi pomeriggio leggerò, che voglio finire L’evento di Annie Hernaux e mi guarderò tutti i gialli possibili. Stasera sushi? Chissà.

Vi auguro un felice week end!

Lunghi funerali sfilano lentamente nel cuore

Ieri sera guardavo distrattamente una puntata di Grey’s Anatomy e nel frattempo leggevo, Massi dormiva sul divano, Benny era già a letto e i gatti anche, in diverse parti della casa. Ad un certo punto una dottoressa ha detto che quando hai subito un trauma, anche se credi di averlo superato e hai costruito a fatica una vita il più felice possibile, basterà un soffio per tornare triste, per sentirti di nuovo in pericolo, per avere la sensazione che tutto possa precipitare da un istante all’altro e ho dovuto finire di guardare la puntata anche se avevo deciso di andare a letto. Ho dovuto guardare fino in fondo la storia di questa dottoressa perché la sentivo mia, la sento mia e sono andata a letto triste, come spesso mi accade in questi ultimi mesi.

Quando lunghi funerali, senza tamburi o musica, sfilano lentamente nel cuore (Baudelaire) conosci profondamente il significato della gioia e se puoi scegli di essere gioiosa e accogliente, entusiasta e senti di avere il mondo in mano, sai che tutto andrà bene e che potrà accadere che la vita dica di nuovo sul serio ma tutto si affronterà, hai tanta energia e tanti primi passi da fare nei confronti di chi ti sta accanto, non fai conti e bilanci, non ti importa di essere spesso tu a cercare per prima, a sentire anche il dolore a distanza e ad esserci sempre e dai troppo perché chi ha lunghi funerali nel cuore ha il terrore dell’abbandono. In certi periodi però non puoi scegliere la gioia perché non ce la fai, i funerali continuano a sfilare lentamente e di energia ne hai quanto basta a lavorare, lavarti i capelli, comprare le verdure e cercare luoghi di pace e silenzio per sentire la vita che scorre forte nonostante tutto. E rimani sola, un po’ perché ne hai bisogno e un po’ perché ti acquatti in un angolo con le poche energie che hai e le persone si allontanano, giudicano la tua assenza, la interpretano quando tu avresti bisogno soltanto di qualcuno di quei primi passi che tante volte hai fatto tu nei confronti degli altri. Ti senti svuotata, ma sai anche che la pienezza tornerà a riempire quei vuoti, che la certezza di essere fragili è la forza più grande.