Dire fare baciare…

Mi chiedete come sto… Meglio, credo, anche se non ne sono sicura, perché quando sei chiusa in casa da tanti giorni non sei più sicura di nulla e diciamo che in questi ultimi mesi sono sicura di poco! Leggo, tanto. Penso, troppo, ed esercito l’attività di dire alle persone a cui voglio bene quello che penso, anche le piccole cose che un pochino mi hanno ferita e poi me ne pento, perché mi chiedo se per caso ho esagerato, se era una visione solo mia, se avevo la luna in una posizione favorevole e il sostegno di tutte le fate che di notte popolano il mio balcone… Credo di essere stata cresciuta a suon di “sorridi, va tutto bene! Va sempre tutto bene! E, se non va bene, te lo fai andare bene lo stesso” anche se non ne sono sicura, perché i miei sono morti da così tanti anni che faccio fatica a ricordare la mia infanzia, la mia adolescenza con loro. Fatto sta che pian piano ho imparato che con le parole giuste si può raccontare anche ciò che non va, nonostante io poi non mi senta mai autorizzata a farlo. Lo faccio ugualmente, un po’ come quando ti tappi il naso, chiudi gli occhi e ti tuffi nell’acqua fredda e poi scopri che è bellissimo. Con questi tuffi nella possibilità, ho scoperto che le persone vanno sempre amate così come sono, ma anche che il sentirsi liberi di dire (quasi) tutto crea legami elastici, forti, che assumono le forme di cui hai bisogno e ogni volta me ne stupisco un po’. Quindi dicevo, leggo tanto, penso troppo, mi muovo pochissimo e oggi pomeriggio una mezz’ora di yoga non me la leva nessuno! Nel frattempo ho visto il bikini che voglio acquistare per l’estate, ogni anno ne prendo uno nuovo; temo che si vedrà la cicatrice, ma ci metterò la protezione 50 e via, a posto così. Domani ultimo giorno di malattia. La scarlattina a 42 anni mi fa sentire un’eterna bambina! Dire fare baciare lettere testamento!

(Pic dal web)

Diario di una scarlet-woman, giorno 5

Devo ritrovare un po’ di tranquillità e ho deciso di non aprire più facebook per qualche ora, perché la situazione del “governo” mi agita molto, poi mi si spezza il respiro, mi viene il nervoso, ma anche lo sconforto, a leggere certe cose tipo “Hanno ammazzato il Mattarella sbagliato!” e… no! Non è il caso. Per niente. So che dai post di un blog come Comequando ci si aspetterebbe sempre leggerezza, ma oggi per me è una giornata buia e preoccupante e non posso tacerlo. Essere leggeri e positivi non significa non avere gli occhi ben aperti sulla realtà.

Detto questo, la scarlatta sta un po’ meglio. Sono completamente rapita dal libro che vi dicevo l’altro giorno, L’arte della gioia; Modesta e la Sicilia di inizio 900 mi stanno scioccando, sferzando, incoraggiando, portando in un mondo incredibile. I libri, come il prendermi cura di chi amo, il lusso, anche se un po’ forzato dalla malattia, di avere tempo da dedicare alle piccole ma grandi cose mi pulisce dentro, nel profondo. Ieri il papà di Massi ci ha portato, a sorpresa, frutta e verdura direttamente dal contadino e formaggio dal caseificio di montagna! Che bella sorpresa! 💙🙏🏻 I pensieri di chi ci vuole bene sono gli antibiotici più potenti ed efficaci. E anche un po’ magici. Pensate che qualche mese fa la Ceci mi aveva portato dalla Francia una crema per le mani che poi era stata fagocitata dal mondo che c’è dentro alla mia borsa; prima l’ho ritirata fuori e inaspettatamente ho fatto un bel giro al mare, perché ha un profumo di salsedine e un suono di conchiglie bianche che mi hanno portata immediatamente là, sulla riva. Bisou!

Beth, ma anche Mary Ingalls e posologie poetiche

Ma voi lo sapevate che anche Mary Ingalls della Casa nella Prateria ha avuto la scarlattina ed è pure diventata cieca?!?! Appena non sono più infettiva chiamo don Giuseppe a vedere se con una bella benedizione va meglio… Nel frattempo leggo i pensieri che state avendo per me. Mi è appena arrivato per foto un bouquet fatto di rose, peonie e lavanda non ancora fiorita che però si sente già il profumo, grazie Ilaria! Hai sempre dei pensieri stupendi per la sottoscritta! L’abbonamento on line di Vanity è stato certamente uno dei migliori! Non ci siamo mai incontrate, ma siamo amiche! E poi ieri sera Chiara mi ha scritto un messaggio molto bello, che mi ha fatto tanto piacere… dice che peso solo un kg, ma in quel kg ce ne sono in realtà 50 di piombo! Capitela bene, però eh, che lei intendeva dire che sono leggera e cagionevole ma fortissima, non come Massi che ha esclamato subito “Eh, sì, effettivamente un po’ di piombo sei…” ! Chiara mi ha scritto anche che ama tanto Comequando e non vede l’ora di trovare post nuovi perché scrivo belle cose e lei si è appassionata e di non smettere! No, Chiara, non preoccuparti. Me lo scrivete in tanti che amate le mie parole e a me fa tanto bene scriverle, queste parole, quindi no, non smetterò. Nel frattempo, riuscendo a deglutire finalmente un pochino meglio, ho fatto l’unica cosa possibile: shopping online, un vestito lungo scollato all’uncinetto verde bandiera, come dice la Ceci che è la mia esperta di sfumature di colori! Non vedo l’ora che arrivi, poi vedrete che meraviglia che sarò, nel post scarlattina! Ho anche finito Resteranno i canti” di Franco Arminio, che lancia un’idea stupenda, che è già mia: “È bello leggere poesie in famiglia, farne un’abitudine prima del pranzo e della cena. Oggi si celebra tanto il cibo, ma è raro che lo si preceda con un piccolo antipasto per lo spirito. E non pensiamo alla poesia come a una cosa per pochi. Leggiamo le poesie insieme ad un barista, a un benzinaio, a un notaio, offriamole a chi ci ama, a chi ha avuto un dolore…”. Quindi in questa casa d’ora in poi si leggerà una poesia prima di ogni pasto e poi offrirò poesie, come già un po’ faccio, anche alle rose e agli animali. Baci dalla vostra scarlatta!

Da oggi in poi chiamatemi Beth.

Chiamatemi Beth, amici, perché oggi ho scoperto di avere la scarlattina! Spero di non finire come lei, però. Sicuramente, visto che dovrò stare chiusa in casa per una settimana in compagnia soltanto dell’augmentin, Piccole Donne me lo riguarderò, su Netflix. Intanto, come sempre, Casa nella Prateria forever e libri, libri, tanti libri. Mi attende in particolare L’arte della gioia, di Goliarda Sapienza; me l’hanno regalato la Simo e la Laura per il compleanno. In questo lungo e faticoso inverno ho avuto diversi stop forzati, troppi per i miei gusti: un’influenza pesantissima, l’intervento, ora la scarlattina, tanta debolezza dovuta a pressione e ferro bassi… E quando ti chiedono “come stai?” e tu rispondi “Ho la scarlattina/devo togliere un nodulo al seno/ho avuto un’influenza pesantissima/spesso faccio fatica a reggermi in piedi al mattino…”, loro ti guardano come che sia tutto sommato sempre un po’ colpa tua, se ti ammali, perché in teoria bisogna stare sempre bene e allora giù di “hai le difese basse, sei immunodepressa, c’è qualcosa che ti fa soffrire?!?! Mangi a sufficienza? Dormi a sufficienza?…” e robe così… e io mi sento in colpa, ovviamente e penso a come avrei potuto evitarli, tutti questi segni alla Giobbe. Non ho ancora trovato la risposta però… perché, soprattutto con il lavoro che faccio, mi è praticamente impossibile evitare virus e malattie varie. Purtroppo. Ci si ammala, capita! Però continuo a sentirmi un po’ in colpa e anche triste per queste clausure forzate. Spero che venga il medico del controllo Inps, almeno si sta in compagnia per un po’! La scarlattina! Non ho parole!!!

Vellutate e psicoterapie

Questa è stata una giornata lunga, faticosa e con diverse preoccupazioni per chi amo e la preoccupazione a volte si trasforma in pensieri tipo questa situazione non si risolverà mai, potrà solo peggiorare, tutto è brutto, la mia vita fa schifo e, soprattutto, vorrei tanto avere quel trucco dior che aveva Meghan il giorno del suo matrimonio, ma…………………… Capite cosa voglio dire?! Bè, io quando mi sento così vado al mercatino di verdura bio e porto a casa verdure per fare vellutate! Oggi poi, che pare tornato fine ottobre e fuori diluvia… non mi lamento però, sia ben chiaro. Comunque, per tornare al discorso, tagliare le verdure a tocchetti mi rilassa come poche altre cose e mi invento vellutate creative e inedite, al limite del delirio culinario. È la mia terapia. Nella fattispecie: pomodori cherry, carotine, finocchi, porri e saté, una delle spezie che ho preso al mercatino francese. Il profumino è buono. Se sfruttate la mia ricetta mi raccomando: una cucchiaiata dedicatela a me, alla mia salute!

Odio la gravità, voglio volare! (Vaso di Chiara Alessandri)

A spasso tra le rose

Oggi sono stata A spasso tra le rose, un evento in un meraviglioso roseto a Casinalbo. Da sola, perché Massi era a casa con una sciatica molto fastidiosa. Ho trovato tanti piccoli oggetti, di quelli che porti a casa riconoscente perché sai che poi la casa ti somiglierà di più e anche che stai dando corpo a idee e sogni. Negli ultimi anni ho imparato la pazienza di aspettare il momento giusto, di attendere ciò che mi piace davvero e quando poi trovo ciò che stavo cercando mi pare di essere più me stessa, perché riesco a rendere visibile un pezzettino del mondo che ho dentro. Un mondo piccolino, che cerca l’equilibrio della bellezza, dove tutti quelli che amo hanno un posto importante; un mondo rispettoso di quello che c’è attorno, con parole gentili e fate, acchiappasogni e desideri di bene e di sì importanti. Il roseto è dietro al bosco della mia scuola elementare, mi sono fermata a lungo a guardarlo, a impegnarmi per rivederlo con occhi di bambina. Non ho fatto molta fatica, il mio cuore viaggia sicuro nel tempo. Stasera pizza con brie. Bonne soirée!

Sorprese a chi non vorrebbe mai farsi sorprendere!

Oggi sono a casina perché non sto bene. Capita, ma da domani sarò più in forma di prima. In pausa pranzo Massi è tornato a vedere come stavo con una bella sberla di pizza alta e tutta unta e un regalo che non mi aspettavo, l’ha trovato stamattina alla Coop mentre pagava la bolletta della telecom. Mi ha regalato un cuscino dai colori dell’arcobaleno da mettere sotto alle ginocchia mentre faccio giardinaggio! Mi guarda sempre con curiosità, quando semino o interro piantine… a volte mi fotografa anche, probabilmente incuriosito dalle mie posizioni ricurve strane. Sono una maga nell’incurvarmi, nel piegare completamente le ginocchia e tenere i piedi sotto al sedere anche per delle mezz’ore. Raggomitolarmi insomma è una delle mie specialità; l’ho dovuto imparare mio malgrado, per occupare meno spazio possibile, per proteggermi da ciò che mi colpiva e sentire meno male. Il punto di ciò che scrivo oggi però non è tanto che ho sofferto, quanto che ho accanto un uomo che ha del miracoloso, perché cerca di rendere più morbido ciò che ho attorno da 8 anni. E fa questa cosa ogni volta che può, che se lo ricorda, che glielo permetto e non è sempre facile lasciarlo fare, soprattutto quando ora ti scopri fragile perché sei sempre dovuta essere troppo forte. E questa faccenda del dover essere forte poi ti rimane dentro, anche se vorresti solo essere umana, morbida, in-difesa, libera di essere te stessa e basta. La fortezza non è più un’etichetta che mi si addice e Massi lo sa bene. In questi 8 anni mi ha regalato poesie scritte su piccoli quadri di legno, silk-épil, anelli importanti, biglietti col buongiorno quasi tutte le mattine, la distanza quando ne avevo bisogno, il profumo di cui parlottavo con le mie amiche, che poi me l’avevano regalato anche loro, ma fa lo stesso, l’amore più grande e rispettoso possibile per Benny, i tentativi di farmi sorprese che poi io gli facevo saltare per l’ansia di non sapere cosa aspettarmi e allora basta, stiamo a casa, la pazienza nel seguirmi in cose che non aveva voglia di fare ma non lo diceva, il tempo per me stessa e per le mie amiche, il cd di Jovanotti, il concerto di Cristina D’Avena, il rispetto per il mio essere madre, lo smalto rosso di Chanel, il bite quando di notte digrigno i denti, gli ugg e le dansko, ossia le scarpe dell’inscopabilità, il vino righi, i bastoncini findus, il tappetino per yoga, quello che a forza di usarlo si chiudeva con me dentro… insomma, i regali dell’amore vero, quello in cui amore e odio, passione e disincanto, vicinanza e distanza stanno in equilibrio più o meno perfetto. Quando si è fortunati, bisogna dirselo!

Pic #foreverCeci

Orto in balcone e gioie violente

Erba luigia, salvia, pomodori, timo, menta, fragole, rosmarino, erba cipollina ce li avevo già. Mancava il basilico al mio piccolo orto sul balcone! Il suo profumo mi ha trasportata all’istante all’estate, alle paste fredde, alle insalate con la mozzarella, al pesto che preparerò, rigorosamente home made, perché la cura e la pazienza del coltivare creano una bontà aggiunta in cucina e tanti ricordi di famiglia legati a piatti semplici ma ricercati, a profumi che non si dimenticano, a ricette che accompagnano e danno forza a piccoli riti intimi. Tante piccole madeleine che creano gioie violente, come scriveva Proust. Ieri sul Cimone nevicava, è stato un inverno lungo e c’è ancora molto grigio, anche se ora è uscito un sole caldo dopo un lungo e violento temporale che ha regalato però il profumo intenso di terra bagnata.

Nella foto, uno dei miei bouquet preferiti!

Maternità

Mamma è dare carne all’amore rendendolo visibile e si può essere mamme anche di un fiore, di un’idea, di un mistero, di un gatto o due, di un bimbo o di molti, di una persona sola, di un progetto, di un paesaggio che commuove, di situazioni che esigono passione assoluta. La maternità è un’apertura permanente del cuore, è il non aver paura di venire spesso dopo, è la certezza che la vita che ti è stata affidata la devi partorire e ripartorire tantissime volte perché sia vita davvero e infine la devi lasciare andare. Essere madre è l’esperienza che più ti permette di diventare davvero te stessa perché ti scarnifica e ti resuscita, con bellezza e spietatezza.

Benny e Lety come regalo per la festa della mamma mi hanno preparato la colazione. Il succo di arancia l’hanno spremuto loro e poi hanno anche messo lo spremiagrumi nella lavastoviglie, le fragole le hanno raccolte dalle piantine in balcone, il caffè l’aveva preparato Massi e loro l’hanno messo nella mia tazza e, per riscaldarlo, hanno poi infilato tutto nel forno. Il firmare anche da parte dei gatti è un tocco da vere figlie, di pancia e di cuore. Amori diversi, maternità vere e allargate, comunque c’è tanto spazio!

Pacianasana e addomesticamento di leoni vari

Sognavo la foto sul Leone di Regia di Piazza (Modena I love you forever) da sempre, da quando ero piccola ma non mi sono mai attentata a farla perché ero molto timida e mi spaventava tutto quello che usciva dalle righe, tutto quello che secondo me non stava bene fare. Ieri però la Ceci mi ha detto cheese e ha fatto clic. Da quando sono stata operata al seno mi capita spesso che altre donne che hanno vissuto un’esperienza simile e anche più pesante mi facciano vedere le loro cicatrici, che per me sono meravigliose. Le cicatrici sono talismani che ci ricordano quanto siamo stati fortunati e poi la sensazione che rimane è un po’ quella di aver appunto cavalcato un leone, di averlo domato e reso amico. Ieri sera a yoga ho inventato una posizione nuova, la pacianasana, ossia l’asana della paciana, perché avevo la leggiadria e la grazia di una paciana appunto. Respirare, sempre! Buon inizio di week end 🧘🏻‍♀️🙏🏻😜

Chiesine ortodosse e pierrot

Questa è la chiesina ortodossa che si trova nel quartiere di Modena est. Stamattina avevo un po’ di tempo e sono tornata a vederla, dopo tanti anni; mi piace riguardare con occhi nuovi le cose che vedevo da piccola, misurare gli spazi che allora mi parevano sconfinati, ritrovare luci e profumi. Qui vicino abitava mia cugina, quanti carnevali in strada vestita da pierrot, cercando di evitare le caramelle-proiettili che i miei coetanei tiravano dai carri mascherati! Odiavo quel costume, forse perché un po’ pierrot lo ero e lo sono e non amavo, al tempo, che qualcuno mi smascherasse.

L’oratorietto è stato costruito nel 1834 dall’architetto Cesare Costa ed era ai tempi la chiesina privata di Villa Coccapani, purtroppo andata distrutta nel 1967.

Profumo di cipria e di peonia, campane ed effetti collaterali dello yoga

Oggi, come ogni domenica, mi coccolo molto. Aspetto il suono delle campane del Duomo di Sassuolo, che mi mettono un’allegria e un senso di casa come solo il suono delle campane sa fare! La maschera beauty che ho scelto oggi è un campione che mi aveva dato tempo fa la mia Simo e profuma di cipria e di peonia, che meraviglia! Un profumo antico, rosa, ovattato, perfetto di domenica! Ieri la Katia mi ha spostato la riga dal centro a destra e ora ho il ciuffo; volevo fare qualcosa di nuovo e, pur piacendomi molto, la riga in mezzo mi pare sempre molto netta e io voglio esserlo un pochino meno. Voglio essere più mite e tollerante, forse anche un pochino più menefreghista, con una pelle un po’ più spessa che mi difenda dall’arroganza e dalla supponenza altrui, cosa che nell’ultima settimana mi sono portata spesso a casa e poi la rabbia durava ore. No, basta! Per questa settimana faccio voto di arrabbiarmi il meno possibile e, se succederà, penserò solo alle rose che profumano sul mio balcone, al libro che mi aspetta alla sera prima di andare a letto e a certi sogni che stanno prendendo corpo nelle ultime settimane… sembrerò un po’ ebete, ma andrà bene così! E nei pensieri sparsi di questa domenica c’è anche quello che mi è venuto giovedì scorso: l’unico effetto collaterale dello yoga è che il tappetino rovina velocemente lo smalto sulle unghie dei piedi! Buona domenica leggera!

🌿🎋🌷🍓

Colesterolo alto, ferro basso, vestito a fiori, gentilezza sempre e comunque, tutti i pizzi bianchi che vedo mi ricordano abiti da sposa, mille commissioni, un po’ di sole dietro alle nuvole, tagliatelle al ragù, pensare in poesia, il week end ormai qui, pensieri leggeri, la doccia al profumo di fiori cotone dopo yoga, il cuore gonfio di un grazie se ripenso a certi visi e ci penso spesso… Buon pomeriggio! ❤️

(Eugenio Montale)

Festa del lavoro… precario

Rossana Campo, se non la conoscete leggetela, dice che gli scrittori che le interessano sono soltanto quelli che le storie che ti raccontano le vanno a pescare nel pozzo profondo dove teniamo chiusi i ricordi più imbarazzanti, le parti di noi di cui spesso ci vergogniamo, quelle che crediamo impresentabili… E oggi, nel giorno della festa del lavoro, vi racconto quello che preferirei non dover raccontare, che vorrei che fosse diverso, che mi piacerebbe non mi procurasse l’angoscia che invece spesso mi provoca. Sono laureata in scienze dell’educazione, equipollente a pedagogia, ho diverse specializzazioni e master, e con gli anni mi sono resa conto che il cosiddetto posto sicuro, o almeno parzialmente sicuro, era mooolto meglio della partita iva che mi toglieva il sonno e una prospettiva fiduciosa del futuro. Ci ho messo molto tempo a riprendermi dal fatto che non potevo fare il mio lavoro di pedagogista legalmente con i bambini che tanto amavo, con un timbro da poter mettere serenamente sulle fatture… perché poi arrivava giugno, la telefonata dei commercialisti (per fortuna persone speciali e attente, solidali e affettuose, consapevoli di quello che loro malgrado dovevano applicare), le molte rate che andavano avanti fino a novembre per pagare irpef e inps soprattutto e poi a novembre ecco l’anticipo inps, cifre assurde, su importi che nemmeno sapevo se avrei fatturato. A fine 2016 l’ho chiusa, la partita iva. È stato un lutto dolorosissimo e non mi consolava il fatto di averlo dovuto fare, che non era colpa mia ma di questo stato iniquo e arrogante. Nel frattempo da anni avevo iniziato per fortuna a lavorare come educatrice al nido per il Comune di Modena, contratto part time a tempo determinato settembre-luglio, sempre così e a fine estate l’ansia della telefonata che non arriva, la speranza di poter fare più ore e poi la telefonata arrivava, sempre per le stesse ore. Ma sono felice, è già qualcosa. Al mattino ho iniziato a fare supplenze per l’agenzia di lavoro interinale che manda le supplenti a nidi e materne. Per questa agenzia io sono un part time, per il Comune anche, non ho diritto a buoni pasto e a pausa adeguata fra un incarico e l’altro, quindi la mia giornata spesso è così: ore 7.30-13.00/13.15 a volte 13.30 supplenze ovunque, mangiando gli avanzi dei piatti dei bimbi perché come dicevo non ho diritto ai buoni pasto e spesso non ho tempo di fermarmi a mangiare perché devo correre in auto al mio nido, in cui inizio alle 13.45 fino alle 16, spesso 16.10. La settimana scorsa per diversi giorni non ho potuto lavorare al mattino perché all’agenzia interinale avevano la carta di identità scaduta e, finché non portavo la copia di quella valida, non potevano affidarmi nessun incarico. Quando sono stata a casa un mese per l’influenza e l’intervento non ho percepito nessuna malattia se non quella del contratto del Comune. Questa è la mia vita da lavoratrice precaria oggi. Ci sono anche tanti aspetti positivi, ma solo a livello di incontri e di conoscenze preziose in un carosello quotidiano di incarichi. Rimane però l’amarezza della fatica, dell’incertezza, dell’attesa perenne che migliori qualcosa. La legge Madia entrata in vigore il primo gennaio inviterebbe calorosamente le pubbliche amministrazioni a stabilizzare alcuni lavoratori in possesso di requisiti ben precisi, ma pare che il Comune non sia molto a favore. I sindacalisti lottano. Nel frattempo io aspetto, con il rischio grosso nei giorni tristi di scambiarmi per quello che (non) sono riuscita a costruire.

Buona festa del lavoro!

(al nido anche i dinosauri fanno merenda)