Gino lo chef

Vi ho detto no del signore che ieri sera mangiava pop corn e beveva cappuccino insieme alla signora marocchina che gestisce il bar dell’Ostello in cui abbiamo dormito a Milano?

Ebbene, si chiama Gino, ha 95 anni e faceva lo chef in uno di quei post fighi che chiamano trattorie ma che trattorie non sono, almeno per come le intendo io. Mentre la ragazza dell’Ostello mi diceva è il mio nonnino acquisito, Gino aveva già sparecchiato tutte le cose della nostra colazione e stava continuando a tagliare a tocchetti le patate per il minestrone. Sta un po’ all’Ostello, non riesce a stare fermo, aiuta a destra e a manca e poi va via, chissà dove, è molto autonomo e indipendente! mi ha detto la ragazza.

La necessità di stare insieme agli altri per me è qualcosa che ci salva e rende il mondo molto più bello e abitabile!

🧡 Gino all’Ostello 🧡

Del vivere a Milano e del concerto di Sting

Io a Milano ci vivrei! Sì. Mi piace da sempre, c’è ritmo, frenesia, ma nessuno ti prende mai contro e se succede si scusano. Quando devi uscire dalla metro non ti sbattono contro, aspettano il loro turno. Se hai bisogno di un’informazione tutti te la danno, sorridenti.

Per entrare al concerto di Sting abbiamo fatto due file, la prima per ritirare i ticket e anche qui nessun problema, la seconda per entrare al forum idem, nessuno che provava ad infilarsi altrimenti te lo facevano notare e la fila è stata un po’ lunga ma senza assedi di furbetti. E si chiacchierava con tutti. A Modena sono abituata un po’ diversamente, c’è molta più inciviltà e maleducazione purtroppo.

In ostello ieri sera c’era la barista, una signora di una certa età, straniera, che aveva fatto i pop corn per un signore milanese anziano che va a trascorrere lì i suoi pomeriggi. Bevevano cappuccino insieme. Sul muro dell’ostello c’è scritto non essere inospitale con gli stranieri, potrebbero essere angeli mascherati. W. Shakespeare

Le scale mobili della stazione della metropolitana fanno un rumore come di musica e io starei lì ore ad ascoltarla e a guardare tutte le storie e i colori che passano veloci. Ci siamo anche rimasti chiusi dentro, alla metro, ma fa lo stesso.

Sì, qui ci vivrei.

E il concerto! Sting strepitoso ed emozionante!

For all those born beneath an angry star
Lest we forget how fragile we are
(Fragile)

🀄️ Io e Massi al concerto di Sting 🀄️

Il pavone, l’odore di legna e il mio pino

Quando sono nata i miei genitori avevano una piccola casa in montagna e nel giardino proprio davanti al portico in cui ho iniziato a muovere i primi passi hanno piantato un pino, perché piantare un albero quando nasce un bambino è una delle cose più belle che si possono fare, anche perché poi quel bambino può tornare a vedere il suo albero e pensare che mentre il mondo era stupendo ma anche mentre cascava tutto lui era lì e cresceva piano, senza avere mai paura.

Ogni tanto con Massi torno a vederlo. Oggi è stata una di quelle giornate. Abbiamo parcheggiato la macchina nel paese nuovo e siamo scesi dalla scalinata che facevo per mano a mia mamma quando andavamo dal macellaio e quel macellaio c’è ancora, come il mio pino. Giù dallo stradello che porta alla mia casa bambina c’era un pavone nascosto in un giardino abbandonato, la casa di Serafino e quel profumo di legna e foglie gialle e rosse che annusavo da piccola e che ho sempre continuato a sentire ogni volta che ce n’è stato bisogno, per calmare cuore e pensieri. E il mio pino è grandissimo, un po’ starnazzato perché anche di lui si sono occupati poco, se fosse stato potato di più e concimato sicuramente sarebbe ancora più possente, ma io lo amo anche così, randagio come me, solo che lui ha radici profonde mentre le mie radici sono soprattutto l’odore di legna e di foglie che mi dicono che io per di lì sono passata veramente ed ero anche felice.

I “come stai” mancati

Per guardare il mondo attorno a noi quasi sempre usiamo il nostro personale sguardo, che è nostro e di nessun altro, ci mancherebbe. È solo che così finiamo per aspettarci cose che sono scontate solo per noi e per pochi altri e noi invece ce le aspettiamo, ne abbiamo bisogno, rimaniamo feriti se non arrivano. Tipo la domanda come stai? che io faccio sempre ma che ricevo sempre meno, al punto che con alcuni ho smesso di farla anche io. Ho capito che alle persone interessa prima di tutto come stanno loro e ci sta, ci mancherebbe, è che poi avanza poco spazio per altro, tu, ad esempio.

Peccato per i tanti come stai mancati! Credo che questa semplice domanda fatta a cuore aperto renda più gentile e vivibile il mondo che abitiamo, perché se ci prendiamo cura dell’altro qualcuno si prenderà sempre cura di noi.

Stasera vado a bere sotto casa, a piedi, con la mia amica Giulia e ho deciso di mettermi la minigonna. Sotto casa perché in questo periodo devo stare molto attenta a come spendo parole ed energie, la minigonna perché sì, mi va. Nel frattempo aspettiamo la chiamata del chirurgo di Bologna un po’ come Maria Santissima aspettava l’annunciazione. Noi non siamo santissimi, anzi, ma certamente abbiamo bisogno di ricominciare con un po’ più di tranquillità di quella che abbiamo ora. Martedì prossimo concerto di Sting a Milano e poi nuovo tatoo da randagia, poeticissima però.

Avete visto la nuova veste di Comequando? Vi piace?

♠️ Foto di Patty Caffiero a Modena la stupenda ♠️

Insonnia…

Non riesco a dormire, mi accade quando ho giornate piene pienissime e ci metto un po’ ad uscire dal frullatore.

Da domenica è arrivata a casa nostra la Pepi, una micia randagia che viveva sotto ad un portico in centro a Fiorano. È tanto affettuosa e ha una macchia di pelo nero a forma di cuore sulla zampina destra. Ora è di là che dorme con Benny, almeno loro ce la fanno benissimo a dormire.

Da qualche giorno sto riflettendo anche su come ci si sente quando devi spiegare spesso il tuo valore a chi ti è vicino e capisci che forse tu per prima di valore te ne davi veramente poco. Che bel cammino quello di rimettersi al mondo! Un po’ doloroso ma stupendo.

Oggi ho finito una bic, credo che fosse dai tempi delle superiori che non mi capitava.

Buonanotte, mi metto a leggere I racconti delle donne, a cura di Annalena Benini

♥️

•Io a la mia donnina•

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie…

Questa foto l’ho scattata a Biscottino qualche sera fa e molti di voi l’hanno già vista sui miei social. Stasera però null’altro può rendere altrettanto bene come mi sento, così la metto anche qui. La didascalia era si sta come d’autunno sugli alberi le foglie, ma tira un vento forte e stasera mi sento così. Sono stanchissima a causa di molte cose, anche della mia mancanza di vitamine partita molto probabilmente dal morso di Pipi a inizio luglio, poi il lavoro, gli ambientamenti sono molto stressanti per i bimbi ma anche per le tate e, ultimo ma non ultimo, Massi sta di nuovo poco bene. Io sorrido ugualmente e se mi chiedete come sto rispondo ovviamente bene! però in questi giorni faccio più fatica a scrivere e ieri per la prima volta in vita mia mi sono addormentata in shavasana.

Mi sembra che in qualunque momento la mia vita possa essere sconvolta e faccio fatica ad accettarlo, per la mia storia ma anche e soprattutto perché vedere chi ami soffrire è una cosa che fa molto male oggettivamente e soggettivamente e ti senti impotente.

Allora riparto dalle mie certezze e stasera quando sono tornata a casa, non paga di tutta la stanchezza di oggi, ho fatto il cambio di stagione e mi sono accorta che il mio armadio sta per esplodere e non è solo un modo di dire, ma non ditelo a Massi, che potrebbe peggiorare e non voglio. Ho preparato quattro borse di cose usate da portare alla Caritas e ho fatto spazio al nuovo.

In fin dei conti il cambiamento altro non è che fare spazio al nuovo, anche quando lo si teme molto perché non si sa che cosa accadrà.

Soft & happy, c’era scritto l’altro giorno sulla felpa di una mia bimba. Così, per dire…

◾️Biscottino e i suoi spaventi◾️

Di un lunedì qualunque

Non tutti i lunedì vanno a finire bene per il semplice fatto di essere lunedì, ma del mio oggi non posso proprio lamentarmi, anzi. È uno dei lunedì più produttivi della mia vita, devo essermi svegliata iperattiva, superate le prime enormi difficoltà dopo aver aperto gli occhi.

E ho fatto di tutto. Lavorato, ovviamente, poi fatto la spesa, messo la pignatta del ragù sul fuoco a sobbollire, fatto due lavatrici con relativa stenditura, wathsappato con n. amiche, continuato ad organizzare una sorpresa, scritto ad una nonna, mangiato una fetta di sacher, scritto un bigliettino di compleanno e poi in posta a spedire il regalo, molte chiacchiere con la Chiara che in posta lavora e poi a curiosare nella nuova libreria di Fiorano, Le vite degli altri, che secondo me aprire una libreria oggi è un gesto di coraggio partigiano estremo, soprattutto a Fiorano e lì in libreria ci ho trovato la Sylvie che non vedevo da tanto e anche lì molte chiacchiere, poi sono tornata a casa anche perché il ragù continuava a sobbollire, avevo detto ai gatti di badarci e mescolare ogni tanto, devo ancora fare i miei esercizi di scrittura quotidiani, ma c’è tempo andare a quando crollerò svenuta sul letto.

Avete ogni tanto la sensazione di aver trascorso una giornata dove non avete sprecato proprio nulla del tempo donato?

🖤 La vespa del nido è da portare dal meccanico 🖤

Coming out day, essere ciascuno se stess*, senza doversi scusare

Questa giornata deve ricordarci che la strada da percorrere per garantire la libertà di essere se stessi è ancora lunga. Dobbiamo impegnarci perché le nostre comunità sappiano accogliere ogni persona nel suo valore unico e irripetibile, garantendo pieni diritti civili a tutti e a ciascuno, dice una ministra oggi.

Speriamo che calendarizzino presto in parlamento anche qualcuna delle molte proposte di legge contro l’omotransfobia, perché comunque viviamo in un paese ancora tremendamente omofobo e non solo.

Le persone spesso antepongono la paura e la derisione alla conoscenza autentica dell’altro (avete visto il film Pride? Stupendo!) perché se ci si concedesse il lusso della curiosità e della tenerezza, allora tante storie diventerebbero le nostre e non esisterebbero più i froci, i negri, gli zingari, i busoni, gli handicappati ma solo l’altro diverso da me e va bene così, perché se fossimo tutti uguali quello sì sarebbe un gran disastro! Eppure oggi ciò che non è omologato, normale, che poi cos’è la normalità?, bello, vincente crea problema e il problema crea violenza, se non si affronta con rispetto.

Non parlo solo dei gay, ma di tutti quelli che hanno voglia e desiderio di dire chi sono, come si sentono e in cambio ricevono discriminazione e sono quindi costretti a tacere o a fuggire da loro stessi. Ci avete mai pensato, ad esempio, a chi vive disagi psicologici? È pericolosissimo condividerlo, perché poi vieni inevitabilmente marchiato di pazzia, mentre saper attraversare le proprie ombre è un cammino comune a tutti e sarebbe bello raccontarlo, fare coming out.

Sarebbe davvero bello poter essere ciascuno se stess* senza doversi scusare e la possibilità la possiamo creare tutti, ogni giorno.

/ Illustrazione di Elisa Talentino \

Le parole perdute

Ieri ho scoperto un’iniziativa deliziosa e ovviamente mi sono offerta subito per partecipare. Figurati se non adottavo e non condividevo una parola perduta, io! Io che adoro le parole, tutte, quelle dolci, le parolacce, le parole che ti scarnificano, quelle che ti rimettono al mondo, quelle obsolete che nessuno usa più, le parole randagie e contro, quelle d’amore ma anche di odio… TUTTE, insomma.

Quindi quando ieri ho scoperto l’iniziativa di Valeria Zangrandi (su IG linventoredimostri) #parolainviaggio ho inviato subitissimamente il mio indirizzo per poter ricevere da un* sconosciut* una parola quasi perduta, da mettere al sicuro nelle mie mani e io farò lo stesso mandando una cartolina (di Modena ovviamente) ad un* sconosciut* con una parola che amo e che voglio che venga custodita, come un messaggio in bottiglia.

E nel frattempo sul blog Le parole sanno di ho scoperto dell’esistenza de Il dimenticatoio: dizionario delle parole perdute e l’ho ordinato subito, arriva domani, non vedo l’ora.

Le parole mi stanno salvando la vita, mi stanno rimettendo al mondo, ho un discreto debito nei loro confronti.

Adotta anche tu una parola perduta e partecipa al gioco, molto serio però, di #parolainviaggio. Per info scrivetemi o andate sulla pagina di Valeria.

Scappa sempre da dove non stai bene

Quando una situazione, una persona, un luogo ti inquietano, ti tolgono il sonno, ti generano insicurezze e timori vola via. In fretta. Non aver paura di non aver capito, di sbagliare, di ciò che possono dire gli altri, tu vola via. Con un sorriso. È il rispetto e la cura che devi a te stessa e in fondo ciò che ti fa bene lo sai.

Sono stata per anni in una situazione lavorativa per me sbagliata, dovuta a storie ben precise che ora conosco molto bene e che appartengono alla mia fase randagia inconsapevole. L’ho chiusa con molti sensi di colpa e tanto dolore, scambiavo per fallimento ciò che invece era il normale corso delle cose quando una persona cresce, si conosce meglio e sa sempre di più cosa le fa bene. Oggi, all’improvviso, il passato e il karma negativo sono tornati a ricordarmi che ho fatto bene a chiudere e allontanarmi da quegli anni. Una storia brutta davvero, un collega che si è tolto la vita qualche anno fa e oggi scopriamo che non aveva mai pagato le spese che doveva ed Equitalia ha contattato noi. La sofferenza per quella perdita, per la via di uscita che c’è sempre ma che lui purtroppo non ha più trovato, la preoccupazione per la cifra che dovrò versare mi stanno rovinando la domenica, ma ora spero che con un piatto di tortellini tutto si affievolisca.

Ma voi mi raccomando: volate sempre via da dove non state bene.

~ La nuova ghirlanda autunnale sulla nostra porta di casa~

Esercizi di scrittura

Dove ho abitato per i primi 3 anni della mia vita c’era il classico pavimento degli anni 50, la carta da parati chiara coi fiorellini beige sui muri, le tende leggere e un balconcino che dava sui campi, una casa colonica che ora è una polisportiva e il vecchio carcere di Modena, ma io non ho mai sentito dire che abitare lì, davanti al carcere, non fosse bello, non stesse bene. Eravamo in affitto e quando è nato mio fratello mio padre ha deciso che dovevamo avere una casa nostra, più grande, in un quartierino esclusivo nella campagna di Modena dove c’erano solo piccole ville, basta appartamenti davanti al carcere. Prima il carcere era fuori di noi, poi è stato per sempre dentro, anche se abitavamo una piccola villa in un quartiere esclusivo.

Nella mia prima casa c’erano anche le mollette per stendere i panni a forma di coccodrillo e le goccioline di pioggia che non volevano cadere dalla ringhiera del balcone…

*esercizi di scrittura*

Tutti i pomeriggi scrivo sul mio quadernino, quando ho finito gli esercizi li spedisco alla Ross, faccio giardinaggio, lavatrici, scrivo su facebook cose che mi generano enormi rotture di coglioni e poi tolgo 800 “amici” alla volta, mi stendo sul divano perché ho le palpitazioni a causa della pressione bassissima e penso a come inevitabilmente mi trovo circondata da narcisisti e narcisiste. Poi mi faccio un piatto di tortellini e mi passa tutto 😄

~ Ricordi randagi ~