Scorta di bellezza…

Se ripenso a quanto ero pigra fino a pochi anni fa e a quante cose belle ho rinunciato per non voler accettare la fatica di arrivare fino a loro… Per fortuna poi mi sono svegliata e ora sto accumulando una scorta di bellezza straordinaria, che trovo sia l’unico antidoto alle brutture e alla violenza che siamo costretti a subire quasi quotidianamente. Dobbiamo avere dalla nostra un tesoro inesauribile di colori, paesaggi, profumi, consuetudini, ricette familiari, riti, persone che si vogliono ritrovare, entusiasmo, curiosità, capacità di fare spazio, di farsi attraversare senza trattenere troppo e progetti, sogni, desideri.

Nel video sotto Comacchio, ieri. Che bella sorpresa! Il primo fritto di stagione, vino buono (si vede che io e Massi nella foto siamo molto allegri?!), l’anguilla no, non mi piace, ma fa lo stesso, il profumo di salmastro e di pesce affumicato, i capelli che si sono gonfiati con l’umidità e il passeggiare mano nella mano fra i canali. Poi Sassuolo, accanto a noi; una volta all’anno scorre l’acqua nelle canalette di piazza Piccola e io starei ore a guardare l’acqua che scorre, che non ha mai paura di ciò che incontrerà sul suo percorso, ma scorre e basta. Infine il mercatino regionale francese a Formigine e ho parlato francese con tutti, abbiamo preso la baguette, i biscotti al burro dentro alla scatola di latta, il brie, il salamino alle erbe provenzali, il pan brioche con le gocce di cioccolato, tante spezie colorate. Ricordi e bellezza!

Di proposte di matrimonio e bif alla menta e al limone

Come quando ero piccola, avrò avuto 9 o forse 10 anni, e andavo al bar del mio piccolo paese con mio cugino a comprare il bif, io sempre alla menta, lui al limone, e poi ci sedevamo sul marciapiede davanti al cancello della Nonnina a leccarlo, a evitare le gocce appiccicose che cadevano sulle ginocchia e a fare discorsi profondi. E ad un certo punto io sempre gli snocciolavo la mia domanda-mantra: “Marco, se a vent’anni nessuno mi ha ancora sposata, mi sposi tu?” e lui faceva sì con la testa. A quell’eta pensavo che a vent’anni sarei stata vecchia decrepita e in un certo senso avevo ragione, perché mi sento molto più giovane ora che quando giovane lo ero davvero! Comunque se sapete cos’è il bif siete potenzialmente persone felici! La gioia è saper desiderare ciò che si ha già, infatti.

Monte Sole

È il secondo anno che trascorriamo la festa della liberazione a Monte Sole, in provincia di Bologna. Sopra a Marzabotto, per la precisione. Qui dove fra il 29 settembre e il primo ottobre 1944 furono uccise 770 persone dalle SS. Nella parte di linea gotica di Monte Sole c’era la brigata Stella Rossa che presidiava con successo la zona, aiutata dagli abitanti tutti; le SS, dopo l’eccidio di sant’Anna di Stazzema, iniziarono quella che fu definita la marcia della morte, che aveva l’obiettivo di fare terra bruciata attorno alle formazioni partigiane che agivano appunto sulla linea gotica. E di colpire senza pietà i civili che le appoggiavano.

Ieri il minuscolo cimitero di Casaglia era chiuso con una spessa catena e sul cancello, scritto a mano con una biro blu, era appeso un cartello che diceva chiuso per semina. All’inizio non capivo… “chiuso per semina?! Ma come?! Che motivazione è?”, poi ho visto il peletto dell’erba nuova che si muoveva al vento e ho pensato che quel cartello aveva un senso profondo, al di là della comunicazione che dava. Semina di bene profondo, di memoria, di coscienza.

“Hitler disse dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con tranquilla coscienza, dobbiamo distruggere tecnicamente, scientificamente… Ci condussero tutti al cimitero, dovettero scardinare il cancello con i fucili. Ci ammucchiarono contro la cappella tra le lapidi e le croci di legno, loro si erano messi negli angoli e si erano inginocchiati per prendere bene la mira… sparavano basso per colpire i bambini… La nostra pietà per loro (per le vittime di questo crimine contro l’umanità)  significhi che tutti gli uomini e le donne sappiano vigilare perché mai più il nazifascismo risorga” (dalla lapide apposta sulla parete del cimitero di Casaglia)

Statua della Madonna in una parete di ciò che rimane della Chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia, Monte Sole

Sempre diversa te stessa

Buon compleanno Cristina, amica e pedagogista, allevatrice felina madre e compagna teppista, cuoca di arrosti e yogina. Dalla natia Baggiovara ti trapiantasti a Fiorano, donna di mare a Bellaria, donna dei monti a Fanano. Porte aperte per gli amici tra biscotti, the e tisane, metti in fiore cicatrici e un giardino nel balcone. Lettrice, blogger e poetessa sempre diversa te stessa, tra auguri, abbracci e bacino buon compleanno Cattini!

Grazie Ste e Gabri

e anche Massi, Benny e Lety, Ceci con Pietro, Vinia&Pippi, Paola&Paola, Dani e Lucy, Eli, Leopoldo, Faby&Pietro, Allina, Eli&Marty, Bianca&Alberto, Simo e Laura, Simone. Frency anche se non è riuscita ad arrivare.

Zucchero filato, prosecco e mortadella

La mia festa di compleanno è di zucchero filato, di prosecco e mortadella. Di sorrisi e di profumi buoni, di gonna di tulle senza calze, che ormai fa caldo. Di carte da regalo colorate e di risate. Di “ci tieni e ci sono perché ci tengo. Molto”.

Di “saremo 16-18” e invece poi si aggiungono sedie perché non so mai fare i conti giusti e credo sempre che saremo meno e invece no. Di cuori e storie che fanno parte anche di me e lo dico con gratitudine assoluta, perché l’amicizia è un privilegio.

Neurotossine, invadenza del piccione Giovanni e deliranze varie

Che meraviglia, questo sabato! Ha il colore giallo del sole e il profumo del bucato che si asciuga in fretta! Lo so, sto profumo di bucato lo metto spesso, ma per me la felicità è fatta così. Sono uscita con addosso solo la maglietta di cotone a righe bianche e azzurre, senza maglioncino e domani per la mia festa è prevista la prima gonna senza calze della stagione. Stamattina sono andata a fare una pulizia del viso speciale, ad ultrasuoni; mi è stata regalata per il compleanno ed è stata una goduria assoluta. Ah, approfitto per precisare che in questo blog la condivisione di esperienze, consigli, oggetti e prodotti è per il semplice piacere di farlo, non per altri scopi e men che meno per tornaconti personali. Negli ultimi giorni mi sono svegliata all’alba, ho avuto spesso da dire col piccione Giovanni che abita al nido in cui lavoro e che ha la brutta abitudine di sfiorarti la chioma in picchiata, ho chiuso nell’anta del mio armadietto la manica penzolante della giacca della tirocinante che poi non riusciva più ad andare a casa e mi è dovuta venire a cercare, ho ritrovato delle foto di quando Benny aveva poco più di un anno e che avevo completamente dimenticato, ho piantato fragole e mi godo il regalo di compleanno di Massi su cui sto scrivendo. Inoltre, a proposito del post precedente, ho scoperto che l’esposizione alla maleducazione porta il nostro cervello a produrre una neurotossina che rimane in circolo anche per una settimana e che aumenta i livelli di ostilità e di stress. L’antidoto? Proteggere i sentimenti nostri e altrui, sorridere, cogliere il bene attorno, rispettarci profondamente scegliendo ogni volta che è possibile ciò che ci fa stare bene e nutre mente e cuore, avere gesti lenti almeno una volta al giorno, osservare i nostri giorni con ironia e deliranza. Buon fine settimana!

Fiori e realismo

Pratico l’ottimismo estremo, ma non è che non mi rendo conto che attorno a me c’è tanto, troppo grigio e a volte il pensiero che bisogna migliorare il mondo a partire dal proprio piccolo pezzettino senza stare troppo a guardarsi attorno e giudicare non mi basta. Scelgo la gentilezza ogni volta che posso, praticamente sempre, ma la verità è che sei persone su dieci ogni giorno andrebbero mandate a stendere e sono ottimista come al solito, perché in realtà credo che siano otto su dieci. Come tutti mi tocca avere a che fare con persone che preferirei non aver incontrato o che comunque mi rendono molto felice quando si allontanano e fin qui nulla di nuovo. Proteggersi però sarebbe impossibile, pena il non vivere davvero in modo autentico. Fatto sta che io certe situazioni proprio non le sopporto e allora penso che dovrei vivere isolata da tutto e da tutti… poi rinsavisco e rido, in attesa della rottura di balls successiva. Inevitabile. Inesorabile. Così è la vita. Stasera mentre tornavo a casa mi sono fermata per far passare sulle strisce una giovane mamma con il figlio nel passeggino che aspettava da un po’ e respirava una gran quantità di smog su quella via pericolosa e ad altissima percorrenza; prima che si fermassero anche sull’altro lato sono passate circa una ventina di auto. Così è sempre di più il mondo in cui viviamo. Nelle giornate come questa faccio fatica a stare bene per il fatto di essermi fermata e il mio pensiero va agli altri venti che non l’hanno fatto e continueranno a non farlo. È un’amara constatazione, lo so e questo è un post un po’ diverso dai miei soliti, ma stasera va così. Fiori e realismo. Purtroppo. Per fortuna.

A posto così. Grazie.

Sul finire del giorno del mio compleanno vi devo proprio dire che il regalo più bello di oggi l’ho ricevuto mentre soffiavo sulla mia candelina rosa e riflettevo sul desiderio che per me non è mai facile da pensare, da scegliere, da ammettere. Ho una sorta di complesso del desiderio! Mi succede con tutto ciò che mi obbliga ad esprimerne uno: candeline della torta di compleanno, braccialetti della fortuna, 3-2-1 buon anno con annessi e connessi… mi blocco! Non posso farci niente e alla fine esprimo il primo desiderio che capita, quello che esprimerebbero in tanti, le solite cose insomma. Oggi però è stato facile, mi è uscito dal cuore velocemente e come che fosse la cosa più naturale del mondo: che tutto continui così! Non me l’aspettavo, di avere questo desiderio! Perché non ho una vita perfetta, anzi. Però la amo esattamente com’è. Con le persone preziose che ho avuto accanto oggi, ma non solo oggi, ed è proprio questo che mi fa dire che va tutto bene esattamente così. Anche se tanto cambierà, ma sappiamo bene che vivere vuol dire appunto cambiare. Grazie di cuore per i molti auguri luminosi che mi avete fatto, da vicino e da lontano. Per le cose meravigliose che mi avete detto e scritto.

È fatto così, lui.

Lo sapete, no, che sono stanca, stanchissima… Do un po’ la colpa ancora all’intervento, al movimento di riparazione che c’è sotto alla mia cicatrice… Poi però penso anche che forse non è solo quello il motivo per cui mi sveglio stanca anche se ho dormito quasi 9 ore e non mangio quasi schifezze (quasi) e pratico regolarmente yoga…. La dottoressa dice che la pressione è perfetta, ma ho il battito troppo veloce. Il mio cuore va troppo forte, insomma! Devo bere molto di più e questa è una buona notizia, poi riposarmi appena riesco, ah ah ah e assumere regolarmente il solito magnesio, che prendo da anni. Niente, ho un cuore che non è mai stanco, che non vuole perdersi nulla, che desidera esserci sempre per tutti e come si fa?! Nel frattempo ho preso una gonna in tulle color carta da zucchero e il cuore batte ancora più forte! Devo anche cambiare tonalità di fondotinta, visto che è un attimo che ti dicano “Dio, come sei pallida!”. Poi si vedrà. È fatto così, lui.

Buona settimana!

Tu tienimi e io mi trasformerò in meraviglia

Tu tienimi

e io mi trasformerò in meraviglia,

tra le tue mani,

al caldo,

quel caldo che di notte

fa crescere il grano.

Porta

il corpo amato,

come vita segreta-

preservata-

sotto lo spesso ghiaccio

della memoria.

Tu tienimi

come guscio di noce

nel pugno

fessura tra i mondi.

C’è silenzio tra te e me

c’è perla.

Ti tengo.

Chandra Livia Candiani

Domeniche rosa…

Alla domenica abbiamo ancora di più l’obbligo di amarci e prenderci cura di noi stessi. Benny e Lety hanno apparecchiato la tavola con cura, al centro ho messo le rose fresche, Massi sta spadellando il ragù di pesce, la lampada di sale è accesa per purificare l’aria e donarci quella luce soffusa e rilassante che tanto mi piace, la lavatrice è ripartita grazie a Massi e alle indicazioni del suo amico tecnico e i panni che si asciugano fanno odore di pulito, oggi ci guarderemo il film Wonder in dvd… Una domenica rosa e lenta… Perfetta!

Di cicatrici~amuleti, aloe e daltonismo

Si è rotta di nuovo la lavatrice e questo per me è un dramma. Bevo succo di aloe vera perché sono stanchissima e bisognosa di riparazione profonda. Accarezzo la mia cicatrice come un amuleto; sta lì a ricordarmi che sono stata fortunata. Continuo a non distinguere spesso il nero dal blu, soprattutto quando i calzini li accoppia e li mette nel cassetto Benny e io li infilo al volo nella mia eterna fretta e mi rendo conto solo dopo che sono anche diversi, uno più lungo e l’altro più corto. Ad aprile festeggiamo i compleanni di tante persone a cui voglio bene, me compresa, anche se martedì Massi sarà a Milano al salone del mobile e Benny a Trento in gita; recupereremo alla sera. Felice week end!

La felicità color Pantone

Fino a pochi anni fa non sapevo piangere e scambiavo questo per forza. Poi pian piano ho capito che non era forza, ma solo istinto di sopravvivenza, costrizione ad essere forte anche per chi non lo sapeva o non lo voleva essere. Per tanti anni mi sono sobbarcata cose grandissime, ho incassato dolori lancinanti e nonostante tutto sorridevo, c’ero sempre anche quando non era proprio il caso, anche quando avrei dovuto dire “Mi dispiace, ora tocca a te!”. Nel frattempo ho fatto amicizia col dolore e anche con la morte, che sono l’altra faccia della felicità e della vita. E ad un certo punto mi sono ripresa la mia, di vita e il tempo per chi amo, le energie solo per chi ne vale la pena, per chi va protetto e messo sopra ogni cosa. Ho imparato che la vita non è brutta, va semplicemente accettata per come viene, nel miglior modo possibile. L’etichetta della forte me la sono strappata di dosso e ho smesso di aspettarmi che tante delle cose che mi capitano finiscano per forza male, perché in realtà non è così, ora tutto va bene, anche ciò che non è come lo vorrei. Ho imparato a piangere e lo faccio spesso, soprattutto di gratitudine. Quando attraversi viva certi universi di dolore la vita ti risuona dentro ancora più forte, con un suono colorato e profumato di cotone e di lavanda. E i Pantone della mia felicità sono in particolare il 17-2120, il chateau rose, il 17-1664 il poppy red e il 14-4122, l’air blu. Buon pomeriggio!

Vivian Maier… Bologna I love you!

Ieri abbiamo passato la domenica a Bologna, città che amiamo molto perché sia io, sia Massi abbiamo fatto l’università lì. Abbiamo visitato la mostra “Vivian Maier. La fotografa ritrovata” a Palazzo Pallavicini, molto bella (aperta fino al 27 maggio)! La Maier, bambinaia-fotografa, è stata scoperta poco dopo la sua morte grazie ad un ragazzo che ha comprato all’asta il contenuto di una garage di cui il proprietario non pagava più l’affitto; Maloof fra le cianfrusaglie trovo anche centinaia di rullini da sviluppare, lo fece e… Vivian fotografava la strada, che era il suo teatro e con la macchina fotografica non coglieva solo la luce, ma anche le distanze umane. Non aveva intenzione di catturare nulla di straordinario, ma semplicemente le piccole cose veramente importanti per definire una persona o una situazione: un dettaglio, un gesto, un’inflessione della realtà che poi si trasformava in storia. Perché nessuna storia va lasciata cadere nel non raccontato. Dobbiamo trovare le parole, le immagini, la luce per narrarle, anche se sono apparentemente inutili.

E poi tappa d’obbligo in via Piella, ad aprire la finestrella sul canale delle Moline, uno degli angoli nascosti più suggestivi e romantici di Bologna. Infatti, a proposito di storie, c’era una coppia, lui italiano e lei giapponese… Lui, attento che lei non sbirciasse e incurante dei molti turisti che aspettavano per fare foto, ha chiuso velocemente lo sportellino ha posizionato delicatamente lei davanti alla finestra, avvertendola che avrebbe visto uno spettacolo inaspettato e meraviglioso. Infatti! Una delle cose più straordinarie dell’amore è condividere la propria personale visione di bellezza con l’altro e aspettare i fuochi d’artificio sul suo viso.

Vivian Maier

Finestrella sul canale delle Moline, Bologna

Tu cosa ci vuoi, nella tua poesia d’amore?

– Mi scrivi una poesia d’amore?

– D’amore felice o d’amore triste?

– Come ti rendo?

– Felice

– Dunque?

– Dunque felice

– Bravo, vorrei proprio una poesia d’amore felice

– Hai delle preferenze?

– Cosa intendi per “hai delle preferenze”?

– Ci vuoi dentro baci, gatti, tette, occhi, ci vuoi una bici, due bici per passeggiare assieme, ci vuoi dentro dei prati o il vento, o sia prati, sia vento, ci vuoi dentro dei riccioli neri, ci vuoi sospiri, ci vuoi dei sassolini, delle nocciole, una strada, una musica, e se sì che musica vuoi, ci vuoi un letto, delle lenzuola rosse, ci vuoi una mela, le tua gambe lunghe affusolate, un divano, un morbido tappeto, ci vuoi del sesso, la vuoi a colazione o la vuoi notturna, vuoi che faccia innamorare altre donne al di fuori di te, vuoi un finale matto, vuoi che sia primaverile o autunnale, la vuoi invernale, vuoi un bellissimo vestito, vuoi un molo e una barca di legno sul lago, vuoi che ci sia un grande ballo e che io ti venga a prendere in carrozza, vorresti dei gessetti colorati, vuoi che sia ambientata nel bosco, ci saranno delle castagne, la luna, la neve, vuoi che sia una poesia rassicurante, calda, che ti faccia sorridere, vuoi che ci siano dei grilli che ti fanno la serenata per tutta la notte, cosa ci vuoi dentro questa poesia d’amore felice?

– Puoi metterci davvero dentro tutto questo?

– Tutto questo e assai di più

– Voglio tutto con aggiunta di mozzarella di bufala

– Sei una morbida ragazza dalle idee chiarissime

– Procedi pure.

G.C.

Carta di identità, antiterrorismo e occhi azzurri

Dovete rifare la carta di identità? Questo post è per voi!

Antefatto: stamattina mi sveglio e penso “ma perché la foto stavolta non vado a farla dal fotografo, invece che alla solita macchinetta freack?! In fondo è la carta di identità elettronica, mi durerà un sacco, ormai sono una signora e vorrei venire figa… Poi se penso alla foto da abusatrice di sostanze che mi sono dovuta tenere dal 2008, che ogni volta che la presentavo dicevo -Sono io, eh! Ora molto meglio, ma sono io. Quella foto è della mia vita precedente!!!-…”

Fotografa: “Tieni, truccati un po’!” Io “Ma sono truccata!” Fot: “Non si vede, io almeno un po’ di lucidalabbra lo metterei!” Io: “No, grazie. Il mio è un nude look!” Fot: “Ok. Mettiti i capelli dietro alle orecchie, per bene.” Io: “Cosa?! Ma sono venuta qui per fare una bella foto!” Fot: “Mi dispiace, sono le nuove regole antiterrorismo, le tue orecchie si devono vedere!”

All’anagrafe. Impiegata: “Scusa, io ti devo far firmare un modulo in cui dichiari che non ti interessa anche se le orecchie non si vedono bene. Sappi però che in alcuni posti potrebbero non ritenere valido il documento.” Io: “Ma dai! Quell’orecchio si vede a metà solo per la posizione del viso!” Imp: “Non vale. Io se fossi in te andrei nella macchinetta davanti alla Coop di Mezzavia, lì spendi poco e magari legati i capelli, così sei sicura che vada bene la foto!” Io: “Ok, ho già capito, devo continuare ad avere delle foto brutte sui documenti!” e vado. Alla macchinetta delle foto scopro che è l’ufficio in cui si riposano i ragazzi stranieri che chiedono l’elemosina nel parcheggio, dico “scusate, devo fare una foto perché quella del fotografo non andava bene!” e loro “Va bene, ti teniamo chiusa la tendina!” Io: “D’accordo, grazie!”. Scatto, faccio 4 prove e non me ne piaceva neppure una, loro da fuori mi dicevano “Tutto a posto?” e io “Sì, più o meno!”. Finalmente decido, scelgo la meno brutta, pulsante verde, clic e loro “Ma sei bellissima invece!”, io: “Grazie, ma di moneta non ne ho” e loro “Diciamo sul serio!”. Torno all’anagrafe dopo essere stata a sentire da un prof. di Benny con la borsa piena di foto tessere, l’impiegata mi da il bentornato e avvia la pratica. Mi dice che la foto è perfetta e mi fa i complimenti per l’azzurro degli occhi e io “Ma come, nelle generalità abbiamo scritto occhi verdi!” E lei “Bè, sempre chiari sono! Va bene, va bene!” e io “È che quando sono felice e quando sono in sindrome gli occhi mi si schiariscono!” e lei “Che bello, cambi colori!” “Sì, sempre”. Ah, da oggi sono ufficialmente donatrice di organi! Credo che dovrebbe esserci una legge per l’obbligo di donazione organi e sangue e midollo, ovviamente per chi può. La solidarietà e la cura dovrebbero essere legge.

Ansia e ghirlande di primavera

Avete mai riflettuto bene sul fatto che l’ansia è sorella della paura, ma, a differenza di lei, ci viene di fatto per cose che non sono ancora accadute e forse nemmeno accadranno così brutte come noi ce le immaginiamo? Ecco perché è vitale avere un pensiero sempre ottimistico, una visione dolce e gentile dei nostri giorni e una tenerezza pressoché infinita ogni volta che ci troviamo di fronte ai nostri limiti, che non significa però non avere la determinazione di essere migliori.

Vi ho fatto vedere la ghirlanda che abbiamo appeso alla nostra porta di ingresso per la primavera? Ormai la casa non mi sembrerebbe più la stessa senza di lei, che accoglie i nostri ritorni quotidiani e segue il trascorrere delle stagioni.

(La ghirlanda è di Settedifiori, Modena)

La fragilità è la vera forza

Vi capita mai di aver deciso, magari senza neppure accorgervene, di voler essere forti per forza e contro ogni evidenza? Forti anche se nessuno ve l’ha chiesto, perché siete abituati così, perché lo sono sempre dovuta essere, perché non è poi così faticoso, dai! E invece oggi sono a pezzi. È stata una Pasqua bella, ma anche tanto faticosa perché avrei potuto avere un pochino più di rispetto per me stessa e invece spesso privilegio chi prende senza dare nulla in cambio. A volte ci facciamo vampirizzare l’energia da chi poi della nostra energia in realtà non se ne fa di nulla e questo è quello che mi fa più arrabbiare. Mi pre-occupo troppo degli altri e voglio imparare sempre di più invece ad essere la prima alla quale devo gentilezza e delicatezza, silenzio e rispetto. Perché è solo quando accogliamo e proteggiamo la nostra fragilità che siamo veramente forti.

Di pance di gatto infuocate e di luce che basta al primo passo

È noto ai più che la mia famiglia è composta anche da due gatti, Pipi, che il 9 aprile compirà 16 anni e la Miranda, che il 4 maggio invece ne farà 6. Ricorre oggi il tredicesimo anniversario della morte di papa Giovanni Paolo II e fra poco capirete che cosa ha a che fare con noi, in particolare con Pipi. Quella sera eravamo tutti purtroppo in attesa della notizia, il papa stava molto male da giorni e quando alla tv venne annunciata la sua partenza estrema, di lì a pochi minuti sul mio telefonino arrivò anche un arcaico sms con la bella proposta di accendere una candela da mettere sul davanzale per accompagnare di luce la salita leggera dell’anima di GP2. Con le lacrime agli occhi, era stato il papa di quasi tutta la mia vita, presi un lumino, lo accesi e lo appoggiai delicatamente sul davanzale dell’enorme finestrone che avevamo allora in sala. In quel momento dal cortile Pipi correva per tornare a casa, correva forte anche se nessuno lo stava chiamando e non era neppure ora di cena e io dentro di me dicevo “No, non sta per accadere davvero, è impossibile! Con un davanzale così ampio non può saltare proprio qui…….!!!!!” e invece sì, Pipi è balzato esattamente sulla fiamma del lumino e la pelliccia della sua pancia ha preso fuoco e per fortuna si è anche spenta mentre atterrava in casa! Per diverso tempo ho avuto nel naso l’odore di penne di gallina bruciata e da allora Pipi si è scoperto molto devoto di papa Giovanni Paolo II che l’ha salvato dal rogo.

Che belli, i ricordi surreali! Oggi in montagna ho preso un po’ di sole e di colore, e ho riflettuto sul fatto che, se vogliamo risorgere ogni giorno, dobbiamo anche avere la forza di rotolare via pietre più o meno piccole dai nostri sepolcri bui e puzzolenti. E dentro di noi abbiamo sempre qualche angolo buio che necessita di coraggio, luce, vita. Anche semplicemente di quella luce che basta per compiere il primo passo. Nel frattempo mi ricordo che mi pre-occupo troppo degli altri e poco di me stessa. Tenerlo a mente aiuta.