È il secondo anno che trascorriamo la festa della liberazione a Monte Sole, in provincia di Bologna. Sopra a Marzabotto, per la precisione. Qui dove fra il 29 settembre e il primo ottobre 1944 furono uccise 770 persone dalle SS. Nella parte di linea gotica di Monte Sole c’era la brigata Stella Rossa che presidiava con successo la zona, aiutata dagli abitanti tutti; le SS, dopo l’eccidio di sant’Anna di Stazzema, iniziarono quella che fu definita la marcia della morte, che aveva l’obiettivo di fare terra bruciata attorno alle formazioni partigiane che agivano appunto sulla linea gotica. E di colpire senza pietà i civili che le appoggiavano.
Ieri il minuscolo cimitero di Casaglia era chiuso con una spessa catena e sul cancello, scritto a mano con una biro blu, era appeso un cartello che diceva chiuso per semina. All’inizio non capivo… “chiuso per semina?! Ma come?! Che motivazione è?”, poi ho visto il peletto dell’erba nuova che si muoveva al vento e ho pensato che quel cartello aveva un senso profondo, al di là della comunicazione che dava. Semina di bene profondo, di memoria, di coscienza.
“Hitler disse dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con tranquilla coscienza, dobbiamo distruggere tecnicamente, scientificamente… Ci condussero tutti al cimitero, dovettero scardinare il cancello con i fucili. Ci ammucchiarono contro la cappella tra le lapidi e le croci di legno, loro si erano messi negli angoli e si erano inginocchiati per prendere bene la mira… sparavano basso per colpire i bambini… La nostra pietà per loro (per le vittime di questo crimine contro l’umanità) significhi che tutti gli uomini e le donne sappiano vigilare perché mai più il nazifascismo risorga” (dalla lapide apposta sulla parete del cimitero di Casaglia)
Statua della Madonna in una parete di ciò che rimane della Chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia, Monte Sole