Anaffettività e tulipani

Ieri sera a yoga ho ripreso a fare tutto, tutto! e, oltre alla felicità, avevo in corpo anche tanta adrenalina, a volte mi capita e non riuscivo ad addormentarmi. Così nella mia insonnia ho iniziato a leggere, strano!, e ho trovato un articolo molto interessante sulle persone anaffettive e sugli indizi da cui si possono riconoscere: se avete davanti una persona che non sopporta i bambini, gli animali e i fiori allora probabilmente fa fatica a creare relazioni significative e a volere bene. Io ovviamente non lo sono, anzi, sono fin troppo affettiva! 😊

Stamattina ho girato per Sassuolo con un meraviglioso mazzo di tulipani colorati e voglio svelarvi un segreto che mi ha raccontato una ragazza molto carina: se nell’acqua del vaso dei vostri tulipani mettete una manciata di riso o di monetine di rame (1 o 2 cent), dureranno molto di più. Nel caso si aprano troppo in fretta, avvolgeteli per una notte in un foglio di carta da giornale e al mattino saranno come freschi. Bello no?!

Infine la mia Parru per Pasqua mi ha regalato un telo fucsia da stendere sui prati per fare i picnic! Quale regalo migliore?! Che voglia di aria aperta che mi ha fatto venire! Buon venerdì santo.

“Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo…”

Domenica mi aggiravo fra tessuti, fili, tazze, lettere di tipografie, collane quando improvvisamente un timbrino in mezzo a decine di altri ha attirato la mia attenzione. Sono però passata oltre, sapete no che non riesco mai a decidermi subito e così me ne vado tentennando, per poi ritornare quando le cose mi sono rimaste dentro e capisco di volerle davvero! Le parole hospes comesque mi sono rimaste dentro e volevo capirle meglio, comprendere che cosa mi stavano raccontando ora. La creatrice del timbrino, che poi ho acquistato, mi ha spiegato che le ha tratte dall’epitaffio ufficiale nel quale l’imperatore Adriano ha rivolto queste parole alla sua Anima e significano compagna e ospite (del corpo). Ho scoperto poi che esiste anche un libro scritto da Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, che io non conoscevo, che ha aggiunto un pezzetto all’epitaffio:

Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più… Cerchiamo d’entrare nella morte a occhi aperti…

È quasi Pasqua, una festa che amo tantissimo perché ci insegna la resurrezione quotidiana, quel miracolo che l’imperatore Adriano ancora purtroppo non conosceva. Ogni giorno dobbiamo scegliere fra ciò che ci restituisce vita e ciò che invece è bene lasciare nel sepolcro, trattando la nostra anima da compagna e ospite preziosa.

(Timbrino di Laura, La cor:nice)

Helena e il suo bicchiere d’acqua per la Nonnina

Oggi pomeriggio dopo il lavoro ho fatto un giro veloce a Modena, ne sento spesso l’esigenza, i portici del centro sono la mia cura per l’anima. Dopo uno shopping entro-ed-esco-ma-qualcosa-comunque-lo-trovo da Zara e H&M, con una camicetta a fiori e un maglioncino a righe bianche e beige nelle borsine di carta, ho incontrato per caso una ragazza con cui sono in contatto in facebook, ma che non avevo mai visto. Ci siamo salutate come che ci conoscessimo e in effetti un po’ è così; mi piace che i rapporti virtuali siano comunque espressione di una relazione che esiste, di un vero interesse per ciò che l’altro pensa, vive e scrive.

E poi ho incontrato una persona alla quale voglio molto bene. Non la vedevo da tanto, da novembre del 2016. Helena il 9 novembre del 2016 alle 5.22 ha accompagnato e raccolto l’ultimo respiro della mia Nonnina. L’orario preciso lo so io perché la Nonnina è passata a salutarmi mentre volava via e io mi sono svegliata di soprassalto, come che stessi precipitando nel vuoto. So per certo che era lei. La stessa cosa è successa anche quando è partito mio papà. Helena non ha guardato l’orario preciso ma si è raccolta in preghiera, ha acceso una candela che poi mi ha regalato e ha preparato un bicchiere d’acqua che è rimasto sul tavolino accanto al letto della Nonnina per tre giorni, perché per quel tempo secondo la tradizione di Helena il morto può tornare a casa propria e avere sete. Mi è piaciuto tanto questo gesto di attenzione e di cura estrema anche dopo, anche quando il suo lavoro era finito, anche se quel bicchiere d’acqua non fa parte della nostra tradizione. Certamente la Nonnina è tornata a bere. Certamente si può amare in tantissimi modi e con cuori che vengono da lontano, ma che rimarranno per sempre tanto vicini.

In questa foto con Helena la somiglianza a mio papà è impressionante.

Bene-dire

Loro sono Cecilia ed Elisa e questa foto per me è preziosa perché sono le due principali incoraggiatrici di Comequando, insieme al mio Massi e ad altre amiche che ho ben presente nel cuore. Elisa ha scritto e disegnato anche l’header che vedete in alto, col cuoricino appeso che pare volare via. Le persone che sanno incoraggiarti e spingerti a fare piccole cose speciali, che pensano a come renderti migliore sono rare e io le trovo luminose come una benedizione.

Di giostre e primi passi…

Fino a non molto tempo fa facevo i salti mortali perché tutto fosse in equilibrio, a posto, risolto, il più possibile simile e come lo esigevo, tranquillo. Oggi accetto le cose così come sono e non spreco più energie preziose nel cambiarle per forza, le situazioni e le persone. Se ne vale la pena rimango, altrimenti me ne vado, serenamente. Scelgo con cura, a costo anche di perdere quello che avrei avuto se fossi stata più veloce, più sicura, ma per me spesso le cose importanti accadono e rimangono, quindi fai sempre in tempo ad accoglierle quando ti senti pronta, mentre le altre passano in fretta ed è meglio così. Raramente ormai sono la donna del primo passo, perché a volte si ha anche bisogno di vedere chi rimane, chi torna, chi vale la pena andare a cercare. Bisogna crescere piano, come un albero, senza fretta. Il mio cuore è una giostra che gira e ogni tanto vorrei anche scendere, ma più spesso trovo tutto perfetto così com’è, un carosello di colori ed emozioni e persone che portano la loro bellezza ma anche il loro dolore. Ieri abbiamo festeggiato il primo week end di libertà e di sole, dopo più di un mese in casa e siamo andati in trattoria a mangiare i tortellini in brodo, abbiamo preso l’ulivo, piantato un cespuglio con tanti piccoli fiori rosa e messo alcune gocce di olio di Lemongrass nel diffusore per purificare e liberare i pensieri. Felice sera!

Breathe

Ieri sera ho portato per la prima volta la cicatrice a yoga perché finalmente ho ripreso! Quanto mi è mancato, ma che fatica! In questi giorni mi sono sentita dire spesso “ma non sei tornata troppo presto? Non hai un po’ troppa fretta? Come fai a fare questo, questo e questo?!?!…” e la risposta è sempre un sorriso e dentro di me un bel “no, anzi!” e sto riuscendo a fare tutto, perché il segreto non è evitare di fare ciò che riteniamo ci possa mettere in difficoltà, ma farlo per ciò che siamo ora, con le capacità, l’energia, le ferite che abbiamo adesso. Non ieri o domani, ma ora. La cosa che ho ritrovato potente ieri sera, e che ormai in realtà fa parte di me, è il respiro. Profondo, potente, presente, che entra ed esce portando vita e spazzando via negatività, pensieri grigi e fatica.

Nel frattempo lascio di nascosto biglie luminose nelle tasche di chi amo, ma di questo vi dirò meglio fra un po’… Godetevi questo bel sole, mi raccomando! ☀️☀️☀️

(Foto di Francesca Senette, ma mi piace moltissimo e l’ho presa in prestito)

Happy spring

Come quando l’uscita dal mese di clausura post intervento ed influenza coincide con l’equinozio di Primavera e tu decidi di fare tutta una serie di cose futili ma indispensabili! E quindi torni a fare la spesa in quella meraviglia liberty che è il nostro Mercato Albinelli, vai ad accendere una candela per Claudio in Duomo, prendi un caffè finalmente con Antonio e la tua Amica Ceci, ti vai a fare il tatuaggio nuovo e fai impazzire Matti il tatuatore perché sei un’ansiosa tremenda soprattutto davanti alle cose che poi non puoi più cambiare e infine trovi molto molto bello e sexy il body dei My Little Pony, se non altro perché ti ricorda i mitici anni 80! Il tatuaggio comunque lo amo già di amore eterno.

Felice primavera!

Claudio

Claudio è andato in cielo il 23 di febbraio. Ci eravamo conosciuti diversi anni fa al bar Sant’Agostino in centro a Modena dopo che io, facendo il gioco proposto da Chiara Gamberale nel suo meraviglioso libro Per dieci minuti, mi ero autoinvitata al suo tavolo. Ogni giorno per dieci minuti avevo scelto di fare qualcosa che non avevo mai fatto e quel giorno il mio qualcosa, o meglio qualcuno, fu lui, che vedevo prima con una signora ed erano felici, poi che non ho più visto per diverse settimane e infine che è ricomparso, solo, triste, spesso piangeva. Io pranzavo da sola, lui anche, così quel giorno gli chiesi se potevamo pranzare da soli ma insieme al suo tavolo. Mi confidò poi che fu una delle poche cose che lo rese di nuovo felice dopo la morte della moglie. Abitava a pochi passi dal bar, da solo perché se ne era andata anche la sua micia e il nostro pranzo era diventato un appuntamento fisso. Festeggiavamo i compleanni, Pasqua, Natale sempre a quel tavolo anche se lui diceva che non gli interessava più festeggiare da quando la Tosca non c’era più, poi però sorrideva tanto e a volte gli scappava qualche lacrima di commozione e quel cremino alla fine del pranzo era una delle sue gioie più grandi, perché Claude mi ha insegnato quanto è sacro saper gioire delle piccole cose. L’ultimo anno e mezzo non è stato facile per lui. Mi diceva che ormai era ora di andare, tutti gli dicevano “cosa dici? Dai su…”, ma io no, perché sapevo che aveva ragione, che ad un certo punto aspetti sereno che accada ciò che deve accadere. E il 23 febbraio Claudio si è spento nel sonno. È non troppo lontano, anche se non è più vicino e comunque sarà per sempre qui, dentro, vicino al cuore.

Cicatrici e zeppole di Sant’Antonio

Ecco qua, sono tornata dal controllo con le mie dottoresse e risulto abile ed arruolata! Domani posso riprendere la mia vita da dove l’avevo lasciata, anche se nel frattempo non è che sono stata con le mani in mano… Ho visto e sentito tanti amici, mangiato i dolci che mi avete portato per tirarmi su, letto libri belli, preparata alle nuove tendenze con vanity fair e glamour, ho cucinato carciofi, piantato primule, massaggiato con olio di calendula, risolto beghe, chiesto e ottenuto molte coccole… Ah, ho anche aperto un blog, questo! Era in progetto da mesi, grazie anche all’incoraggiamento di tanti di voi, ma io mi ero detta che Comequando avrebbe visto la luce proprio nei giorni successivi all’intervento, quando c’erano progetti belli a cui pensare per guarire più facilmente. E così è stato.

E sto guarendo. Le dottoresse mi hanno spiegato che il dolore che sento non è indice di nulla che non va. C’è e basta. Pian piano passerà. Ci avete mai pensato che spesso diamo troppo valore al dolore e magari viviamo la vita per anni organizzandola attorno a cicatrici, interiori o esteriori, che avrebbero invece solo bisogno di vita vera e piena per guarire?

Spesso il dolore che proviamo non significa nulla. C’è e basta, perché fa parte della vita. Le dottoresse di chirurgia oncologica senologica mi hanno salutata, anche perché l’istologico del principino è negativo e io le ho tanto ringraziate e la mia cicatrice in realtà mi ricorda già persone e cose belle.

È tutta colpa della neve! 💙❄️🌨

Per me era già Primavera, doveva esserlo! E questa neve qui stamattina non ci voleva.

Ci sono dei giorni in cui prevale un po’ di tristezza e allora io sto ferma e aspetto che passi. Ma questa neve oggi stende un velo di freddo e rende scivoloso il fatto che non ho nessun papà da festeggiare, perché ne avevo due ed entrambi sono partiti. Non dubito che certamente mi amino da là, che poi là dove!, tuttavia oggi nella mia tristezza mi fa arrabbiare che non siano qui! Poi devo andare al controllo dalla chirurga, fino a Modena e non ho voglia di andarci in compagnia della neve… Veramente non vorrei andarci proprio. La ferita mi fa male, certi movimenti non riesco a farli, ho un livido nel mio seno che mi rimbalza immediatamente nello stomaco, quando lo vedo… insomma, oggi è così! È tutta colpa della neve!

Comequando…

Come quando da piccola inventavo storie nei temi e la maestra mi diceva “sei brava a scrivere!” e oggi quel sei brava a scrivere! me lo dite spesso voi e la frase suona più o meno così: “Ma perché non apri un blog?! Vogliamo leggere tutte le tue storie!”. Bè, per anni ho tergiversato, perché ho sempre pensato che se una persona ha davvero qualcosa di importante e serio da scrivere, lo fa in un libro, non in un blog che va tanto di moda e ormai tutti ne hanno uno, anche chi ha ben poco da condividere. Nel timore che un blog sia come una scatola da riempire per forza, per il semplice fatto che è lì… e poi a me non sembra di avere chissà quali importanti cose da raccontare. Eppure voi le volete leggere e me lo domandate da tantissimo, mi dite che per prima cosa al mattino andate ad aprire la mia paginetta facebook, che quando non scrivo per un po’ vi preoccupate e mi scrivete in messenger per sapere se va tutto bene e alcune volte capita che mi riconosciate per strada dicendomi “Ma veramente sei rimasta a piedi in quell’incrocio?!” o “Sai che mi hai aiutata tanto con quel post?”…

Quindi eccomi qua, con il mio comequando.

Qui leggerete cose piccole, come vi ho abituati sulla mia paginetta facebook. Però vorrei che leggeste anche storie di quelle che vi fanno esclamare che allora sì, un mondo più bello e più giusto è davvero possibile! Voglio che queste parole possano diventare una scorta inesauribile di buono e di bello, anche quando apparentemente l’happy end non c’è, anche quando è molto difficile avere fiducia.

Dobbiamo diventare molto bravi, insieme, a praticare la resilienza.

Perché il titolo comequando?

Perché comequando è un gioco e per giocare, si sa, bisogna essere persone molto serie. Fra il come e il quando ci può essere tanta fantasia, ma anche tanta tanta verità, tenute insieme da dosi generose di leggerezza.

E allora via!

… Ma in attesa del prossimo post potete inserire voi qualche vostro comequando nei commenti. Vi aspetto!

Poesia unica via

Chi mi conosce sa già quanto amo leggere, in particolare le poesie.

Credo che siano pillole di luce che ci giungono più o meno inaspettate per aiutarci a vedere, comprendere, accettare ciò che ci sta attorno.

Ieri sera, procedendo con il libro “Dodici ricordi e un segreto” di Enrica Tesio, che ormai ho finito, ho trovato questa poesia che vorrei dedicare alla mia Benny.

Canzone per Aura

Col mio corpo puoi farci un mantello, il mio braccio come cintura, te lo slacci se il tempo è bello, te lo stringi se hai un po’ di paura.

Dieci dita se vuoi te le dono, per contare di notte gli istanti, che trascorrono tra il lampo e il tuono, più è sereno e più sono distanti.

Con i nei facci mille puntini e sospendi le tue decisioni, metti i sogni sotto ai cuscini, in attesa di giorni più buoni.

Quando scegli che cosa volere, ti do i denti e le unghie affilate, lotta forte finché è in tuo potere, fatti strada ad ampie bracciate.

Quando piangi ti do le mie ciglia, un solletico lieve di piume, la risata è un genio in bottiglia, basta un tocco e la lacrima sfuma.

Prendi tutto di me, corpo e mente e poi metti i tuoi piedi sui miei, balleremo una danza struggente.

È nascosta, Benny, ma c’è! Refrattaria all’obiettivo, come sempre…

Chi sono…

𝐂𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐂𝐚𝐭𝐭𝐢𝐧𝐢 è nata a Modena un venerdì 17 aprile di alcuni anni or sono e da vera emiliana ama molto la nebbia e i tortellini. È laureata in scienze dell’educazione, lavora in un asilo nido, ed è parecchio grata ai suoi bambini per l’aiuto a coltivare lo sguardo surreale sul mondo. Pratica lo yoga e la gentilezza, vive molte avventure insieme al suo cane Pasqualino e le piacerebbe svegliarsi un giorno scoprendo che Jessica Fletcher è sua nonna. Comprende ciò che le accade solamente se ne scrive e, fra quaderni e il suo blog Comequando, ci prova proprio a capire la vita.