Pratico l’ottimismo estremo, ma non è che non mi rendo conto che attorno a me c’è tanto, troppo grigio e a volte il pensiero che bisogna migliorare il mondo a partire dal proprio piccolo pezzettino senza stare troppo a guardarsi attorno e giudicare non mi basta. Scelgo la gentilezza ogni volta che posso, praticamente sempre, ma la verità è che sei persone su dieci ogni giorno andrebbero mandate a stendere e sono ottimista come al solito, perché in realtà credo che siano otto su dieci. Come tutti mi tocca avere a che fare con persone che preferirei non aver incontrato o che comunque mi rendono molto felice quando si allontanano e fin qui nulla di nuovo. Proteggersi però sarebbe impossibile, pena il non vivere davvero in modo autentico. Fatto sta che io certe situazioni proprio non le sopporto e allora penso che dovrei vivere isolata da tutto e da tutti… poi rinsavisco e rido, in attesa della rottura di balls successiva. Inevitabile. Inesorabile. Così è la vita. Stasera mentre tornavo a casa mi sono fermata per far passare sulle strisce una giovane mamma con il figlio nel passeggino che aspettava da un po’ e respirava una gran quantità di smog su quella via pericolosa e ad altissima percorrenza; prima che si fermassero anche sull’altro lato sono passate circa una ventina di auto. Così è sempre di più il mondo in cui viviamo. Nelle giornate come questa faccio fatica a stare bene per il fatto di essermi fermata e il mio pensiero va agli altri venti che non l’hanno fatto e continueranno a non farlo. È un’amara constatazione, lo so e questo è un post un po’ diverso dai miei soliti, ma stasera va così. Fiori e realismo. Purtroppo. Per fortuna.