In questi giorni mi è più facile essere triste, nonostante il periodo non lo consenta troppo. Eppure a me questo sole sfacciato e squillante fino a sera inoltrata piace solo per un po’, poi basta. Poi ho bisogno di sera vera, di penombra, di quiete e riflessione, pena l’irritabilità che infatti sto sperimentando. E mi sono accorta anche che ripongo troppe aspettative nell’estate, nel riposo, nell’idea di staccare e svuotare la mente, cosa che non riesco mai, e dico mai, a fare, anzi! Il vuoto non è una cosa molto semplice da gestire, ma già sapere di essere pieni di troppo è un traguardo e, insieme, una ripartenza. Pare che questa tristezza si chiami august blues e forse io ne soffro. Quello che so per certo è che in certi momenti, senza preavviso, si viene investiti da rigurgiti di dolore improvviso, quel dolore che credevamo digerito da un po’ e invece no e allora il bisogno è di stare immobili sulla soglia, in attesa che passi, senza provare a scappare. Senza assolutizzare. Senza mitigare con i progetti e i desideri belli che inevitabilmente abbiamo. Aspettare, con la fronte alta, il corpo morbido e non rigido, che altrimenti ci spezziamo e il cuore aperto a quello che sempre il dolore ci racconta, senza ascoltarlo troppo, però. Al dolore bisogna dare retta quanto basta.
QB.
Nel frattempo un piccolo mobile della casa della Nonnina è partito per Londra e io ne sono molto felice e credo anche lei. Felice sera!