Sei nata a metà pomeriggio di quattordici anni fa, già quattordici e, detto fra noi, mi pare una cosa incredibile perché mi sembra che sia stato tantissimo tempo fa, ma anche ora, adesso. Forse perché si rinasce ogni giorno e tu sicuramente questa cosa la sai fare molto bene e me la insegni, ce la insegniamo. Quel giorno il cielo era grigio grigissimo, per qualche minuto è anche nevicato ed era venuto buio presto. Ricordo che avevo preparato con cura il cd da mettere durante il travaglio, erano praticamente tutte canzoni dei Dire Straits, volevo che nascessi molto rock, ma purtroppo il cd quel giorno non è servito e tu sei arrivata dopo una puntura in fondo alla schiena che mi aveva molto spaventata e non ho ancora capito da dove sei venuta, perché mi sei comparsa così velocemente accanto, ma ti ho sentita da subitissimo come completamente altro da me e penso che la radice più profonda dell’amore abbia a che fare proprio con il non fare mai come che quella persona sia tua. Abbiamo bisogno di cercare somiglianze per addomesticare, ma si cresce solamente grazie alla nostra unicità, all’essere in relazione con tutto, ma fondamentalmente con nulla di abbastanza simile a noi. In questi quattordici anni ti ho conosciuta, ri-conosciuta, a volte mi sembri sconosciuta e allo stesso tempo mi sei più intima di me stessa. Sei super rock e spesso mi lasci senza parole e mi dico che volevo una figlia esattamente così, oggi. Essere madre significa che insieme a una figlia devi ripartorire ogni giorno anche te stessa. La Nonnina ha scelto questo giorno, due anni fa, per tornare a casa e questo brilla dentro di noi come una pietra talmente preziosa che non si riesce nemmeno a dire. Ti ricordi quando ci raccontava che lei c’era, quando sei nata? Che era lì, con la levatrice? E che ho fatto tanta, tanta fatica? Bè, per me il 9 novembre è il suo racconto e ha il profumo di neve e il colore di metà pomeriggio quando la luce si abbassa e lasci che venga buio, che la vita si prenda cura di te facendoti il regalo più grande e inimmaginabile, benedetto. O meglio, Benedetta.
Buon compleanno, Amore mio