Pimpinella, non so perché

Erano diversi anni che non mi svegliavo a mezzogiorno di domenica e ovviamente non può capitare in nessun altro giorno, visto che la mia sveglia è pressoché sempre puntata alle 6.20 e chi mi conosce sa che per la sottoscritta questo equivale ad un flagello. Oggi è accaduto, che mi sono svegliata quasi a mezzogiorno e poi sono rimasta a letto a ciondolare fino all’una. Abbiamo pranzato quasi alle 3, dopo aver avviato una lavatrice, raccolto le fragole, deciso cosa fare nel pomeriggio e recuperato per messaggio mia figlia che non sentivo da quasi tre giorni e facendole credere che ero stata rapita dall’anonima sequestri giusto perché si preoccupasse un po’ e infatti si è proprio preoccupata! (su facebook trovate gli screenshot deliranti dei messaggi). Questo week end è trascorso fra progetti importanti per Natale, qualche discussione fra testoni (io e Massi ovviamente), rose quasi sfiorite ma non ancora e c’era anche la Pimpinella, vino in compagnia, risate e una mostra seria, serissima, che fa riflettere sugli ultimi accadimenti in Italia di chiusure di porti e altro.

Mia mamma mi chiamava Pimpinella, non so perché. Forse perché per lei somigliavo a quella rosa delicata e color iris, molto spinosa. Domani Benny ha l’orale dell’esame delle medie e poi finalmente sarà finita un’esperienza bella ma anche faticosa e per certi versi dolorosa. Poi vita nuova. E infine diglielo che i cimiteri non sono fatti sempre di terra, ma anche di onde, per chi fugge da una guerra (Annalisa Vandelli fotoreporter e molto altro, nella sua mostra “Vi lascio la pace”, chiesa della sagra, Carpi)

Museo giardino della rosa antica, Montagnana (Serramazzoni)

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