Con il passare degli anni mi sono accorta che uno dei modi migliori per accettare la vita che trascorre, a volte anche nel dolore, è il costruirsi dei riti di famiglia e scegliere e rispettare alcune tradizioni importanti. A ciascuno le proprie, l’importante è che ci siano e che si trasformino di anno in anno in occasioni per creare ricordi, sorrisi, unione, tenerezza, abitudini felici.
Oggi ad esempio siamo stati all’Infiorata di Pievepelago, come facciamo sempre per il Corpus Domini. Questa tradizione risale al 1600, quando il Papa incaricò alcuni pittori, fra cui il Bernini, di realizzare mosaici floreali per la processione solenne del corpo di Cristo. Il sacerdote cammina sui petali e per me è una immagine bellissima, quella di poggiare il passo su un tappeto morbido e profumato, colorato. È successo anche a noi, nel giorno di tulle.
Pievepelago è un piccolo paese dell’Appennino Modenese in cui la mia famiglia aveva la casa delle vacanze e lì ho trascorso le estati fino alla morte di mio padre. Per anni poi l’ho evitato come la peste, forse perché non ero ancora pronta a lasciar andare il mio dolore, le mie perdite enormi. Ci sono tornata di nascosto con Massi 5 o 6 anni fa, ma tanto nascosta non potevo rimanere perché tutti mi avevano riconosciuta ed era come che mi stessero aspettando, dopo tanto tempo! Tante cose erano cambiate e pian piano impari che è normale e giusto così, ma sai anche che in realtà ciò che è importante e prezioso non cambia mai, non passa e non trascorre, ma ritorna, fedele e puntuale. Come i riti.
La prima volta che ci tornai incontrai la Filomena, l’energica signora ultra 90enne che abitava proprio nella casa accanto alla nostra. Massi se n’è innamorato all’istante. Presidiava la via principale del paesino, camminava su e giù, su e giù, non aveva ancora la badante; mi vede, sfodera il suo sorriso migliore, non credevo che mi avesse riconosciuta davvero e invece lei dice Vè che c’è la Cristina!!! Ma come stai? E io Bene Filomena e tu?, Uuuhhh, io ho la diabeta e non posso più mangiare niente (aveva un gelato in mano), però non mi lamento. Ma senti, dimmi come stanno i tuoi… Filomena sapeva che entrambi non c’erano più, un tempo lo sapeva… Le ho risposto che stavano molto bene e lei Ne sono proprio felice, perché siete delle brave persone, ve lo meritate! Quello era stato un incredibile momento di sintesi fra l’accaduto, l’ora e il non ancora! Ogni volta Filomena mi chiede come stanno i miei e credo che loro stiano benissimo e glielo dico.
Poi c’è Roberto, la persona più simile a mio padre che è rimasta nella mia vita, suo grande amico e compagnone. Insieme ne facevano di tutti i colori! Per il primo aprile una volta hanno fatto stampare un manifesto poi appeso in tutto il paese in cui avevano scritto in forma anonima, ma che pareva molto un annuncio ufficiale, che tutti quelli che si fossero presentati il primo aprile in piazza tal dei tali alle ore X con un paio di scarpe vecchie, ne avrebbero ricevuto immediatamente un paio nuovo; in tanti si sono presentati, ma di scarpe nuove nemmeno l’ombra. Risate sotto ai baffi però tantissime. E poi le partite a briscola fra di loro, al circolo! Ogni volta che mi vede Roberto un po’ si commuove e mi abbraccia forte, come faceva mio papà. Oggi gli ho detto, sventolandogli davanti la mano sinistra, Robby, noi abbiamo fatto una cosa, guarda!!! e lui Lo smalto? Carino………, Ma come lo smalto!!! La fede, guarda! Ci siamo sposati! e lui Io sto per fare 47 anni di matrimonio e mia moglie non ha mai avuto l’abbassamento di voce una volta!, Ok, lasciamo perdere. Quando vedo Robby mio padre mi manca meno e mi manco meno anche io.
A Pieve ho anche raccolto i fiori e le erbe per San Giovanni, a proposito di riti e la ciotola con acqua e fiori è già fuori, in balcone. Domattina ci laveremo il viso e le mani con l’acqua di San Giovanni unita alla rugiada degli Dei con cui stanotte verrà benedetto il solstizio d’estate. E saranno salute, fortuna e amore!
(Ph. Massi ♥️)