Ostinata pazienza

“Si nascondono casa per casa piccole storie di persone, di gente comune che a volte è riuscita magicamente a raffigurare l’invisibile, giungendo fino a noi come un canto” V. Marchetti

Ho dovuto avere pazienza qualche giorno per scrivere questa storia che vi avevo già annunciato nel precedente post Pensieri di mare, sale e luce. Ho dovuto aspettare di avere il cuore giusto e non credevo di certo che lo avrei avuto oggi. Stamattina infatti abbiamo scoperto che Pipi ha il diabete e Massi è stato di nuovo poco bene ed è dovuto tornare in ospedale. E invece eccomi qui, con il mio iPad in mano, una bellissima foto da condividere, i colori giallo ocra e azzurro biancastro negli occhi.

Domenica scorsa abbiamo fatto il nostro consueto giro a Santarcangelo di Romagna. Ogni anno ci torniamo, è un rito che ci fa sempre tanto bene. Passeggiando per la piazza della Collegiata dopo pranzo vedo che Benny e Lety stanno giocando con un gatto sui gradini di una stupenda casa rossa, il portone aperto lasciava intravvedere una signora sulla sedia a rotelle con le ciabatte rosse, somigliava tanto alla mia Nonnina. Ho tirato subito fuori l’iPhone per fotografare da lontano quella suggestione, quel paesaggio del mio cuore e mentre scattavo vedo che la signora mi fa segno con la mano di avvicinarmi con un sorriso bellissimo. Ci siamo avvicinati tutti volentieri e ci siamo accorti che accanto a lei c’era un uomo, lei è il figlio, vero? È uguale… e infatti era così. Nel giro di qualche minuto abbiamo scoperto che il micio si chiama Leo, la signora con il vestito e le ciabatte rosse Dina e suo figlio Giuseppe, detto Pino, poi su c’era Dolores, la moglie di Pino. Noi sulla soglia, loro dentro all’androne ci siamo raccontati molte cose su Santarcangelo, su di noi, su di loro, sulle ragazze, sui gatti, sui palazzi stupendi come il loro, sul fatto che ad una certa età l’idea della morte ti diviene familiare e parla, parla, parla, salta fuori che Pino è un pittore! Che poi lui te lo racconta quasi tirandosi indietro da questa etichetta, però capisci che ai suoi quadri tiene in una maniera così assoluta e viscerale che pensi proprio che ti piacerebbe tanto vederli. Lui deve avermi letto nel pensiero e poi ci teneva molto che li vedessimo, si vedeva e ad un certo punto dice aspettate un attimo, che sento da mia moglie se potete salire e io magari! Mentre salivamo le scale, Pino e Dolores stanno al secondo piano senza ascensore, mi dicevo chissà come saranno questi quadri e di certo non mi aspettavo quello che stavo per vedere, la magia in cui stavamo per precipitare! Erano entrambi felici che fossimo lì e la felicità era assolutamente reciproca. Dolores ha parlato tanto con Benny e Lety, era una prof, si vede che amava molto il suo lavoro. E i quadri di Pino… non avevamo parole, continuavamo a dire stupendi! ma poi abbiamo smesso perché sembrava che lo dicessimo così per dire, perché in certe occasioni sta bene dire così, però stupendi! continuiamo a dircelo ancora adesso che siamo tornati a casa. Pino nei suoi quadri ha dato vita ad una umanità ritratta con sguardo affettuoso, indulgente, ironico, arguto, e in cui paesaggi, ambienti, persone e cose, anche le più minute, convivono armoniosamente (Paolo Foschi, presidente musei di Santarcangelo) e io volavo fra tutte quelle persone, quei colori, quelle storie e gli ho chiesto come ha fatto a dipingere tutta quella gente, era vera, esistente o inventata? Lui mi ha risposto che non c’era esattamente una risposta, che tutte quelle persone erano uscite da lui e finite nel suo pennello perché così doveva accadere e aveva un’idea precisa di tutti loro, li conosceva anche se magari non li aveva mai incontrati. Accade così anche a me, quando sento l’urgenza di raccontare una storia e mentre la vedo, dentro o fuori di me, la immagino già in parole. Non so perché, ma accade così. Esattamente così è stato anche con loro, Pino Dolores Dina e Leo, insieme a tutti quelli che abitano sulle pareti della loro casa. Una moltitudine, una bellissima festa di paese, uno sguardo unico sui colori e sul cuore della Romagna, sugli usi e sui costumi di questa gente con uno sguardo alla Pino Boschetti, che somiglia tanto a quello di Fellini e a quello di Guerra. Campi morfici? Io sono certa di sì. Quei quadri sono pieni di piedi ben piantati a terra, ma anche di tanti sogni e gioia di vivere.

Il 18 luglio prossimo Pino e Dolores festeggeranno le nozze d’oro e gli abbiamo promesso che torneremo a trovarli per gli auguri. Dina vi aspetta davanti alla Collegiata di Santarcangelo, che è solo contenta di parlare con chi passa davanti alla sua casa.

Nel frattempo è saltato fuori en passant che Pino ha partecipato per ben tre volte al Premio Nazionale dei Naïfs di Suzzara, quello di Cesare Zavattini per intenderci, che ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica per uno dei suoi quadri più splendidi, Sere d’estate e che ha esposto con grande successo a Santarcangelo. Se volete scoprirlo più da vicino, eccolo: boschetti.net.

Dɪɴᴀ

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