Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne e chi mi segue sui social sa quanto questo sia un tema che mi sta a cuore e non solo oggi, per me è sempre il 25 novembre.
Di seguito troverete i miei è violenza se,
alcuni sono accaduti autobiografici, altri no ma è come se lo fossero, perché la violenza sulle donne ci riguarda tutte, anche quelle donne che paradossalmente dicono che va bene così, che il problema non esiste, che sono le femministe in realtà che rovinano il mondo e rendono i poveri uomini aggressivi e frustrati.
I miei è violenza se riguardano piccole e grandi violenze perpetrate sia da uomini che da donne e che vengono da quell’unico contenitore che è il patriarcato che li contiene entrambi.
È violenza se la tua futura suocera e sua cognata ti guardano da capo a piedi e ti dicono “ma come fai ad essere così magra?! Ma tanto diventerai grassa anche tu quando andrai in menopausa!” e giù a ridacchiare,
se il presidente di commissione di un concorso durante la prova orale ti chiede dove lascerai tua figlia di pochi mesi quando avrai i turni di pomeriggio tardi o di sera, quando il nido è chiuso,
quando vai a fare un colloquio di lavoro e il selezionatore ti chiede ridendo se hai intenzione di fare (altri) figli.
È violenza se nei titoli di giornale leggiamo di notizie riguardanti donne importanti che però vengono nominate solamente come una donna, senza nome, senza cognome, senza titolo, come che alla fine quello che costruiscono le donne non sia poi così importante, sono semplicemente donne fra tante.
È violenza se si da per scontato che l’accudimento dei bambini, dei malati, dei familiari con problemi sia solo ed esclusivamente femminile, sono le donne che devono pensarci e portare tutto il peso emotivo e psicologico di situazioni pesantissime,
se si da per scontato che sia sempre la donna a dover adattare la propria vita alla vita che cambia, perché per loro è facile, ci sono abituate, possono permetterselo,
se quando la donna dice la verità, che si sente sola e non ce la fa più, allora diventa l’esaurita incapace da sbeffeggiare o da allontanare, per essere ancora meno presenti e farle sentire che la responsabilità è sempre tutta sua.
È violenza se alla sera lui torna a casa e lei è sul divano, la tavola non apparecchiata e lui inizia a sbattere le porte, gli oggetti e non parla per ore e lei gli chiede cos’è successo e lui gelido risponde niente,
se sottolinea che lui lavora, lui, come che lei invece non faccia nulla,
se spesso dice per fortuna che ci sono io con te, altrimenti saresti completamente sola.
È violenza se una ragazzina di 18 anni viene violentata per 20 ore da un facoltoso imprenditore e la colpa è di lei che è andata a quella festa con le sue gambe, è entrata in quella camera con le sue gambe (cosa si credeva, di andare a recitare un rosario?), che ha messo foto con abiti da mignotta sui suoi social, che si vede dai che è una puttanella, altrimenti sarebbe stata a casa sua, e poi suo padre dov’era, come mai ha dato tanta libertà a sta debosciata che poi è andata a mettere nei guai un povero imprenditore di 44 anni che ha fatto quello che ha fatto solo a causa della cocaina, poverino: sono state la cocaina e la tentazione, non lui a sfondarla.
È violenza se una maestra 22enne subisce il reato di revenge porn e parallelamente a causa del video divulgato viene costretta al licenziamento dalla sua datrice di lavoro scandalizzata per il fatto che l’angelica maestra faccia sesso e le piaccia e tantissime persone si permettano di dire che non avrebbe dovuto divulgare quel video, che non si sarebbero mai aspettate che facesse quelle cose e allora con i miei figli non la vorrei per nessun motivo al mondo,
quindi è violenza se le persone, uomini e donne, si permettono di dire alle donne come si devono comportare, che cosa possono o non possono fare e pensare.
È violenza se ci si sente dire che le donne sono esseri superiori e che il sole sorge perché ci sono loro e insegnare ai nostri figli maschi che le donne sono fragili e vanno protette, non è vero e questi pensieri apparentemente gentili sono solo l’altra faccia del pensare alle donne come cosa propria, si chiama patriarcato e paternalismo,
ma è violenza anche se molte donne prendono in giro chi in canotta e short passa in vicoli poco raccomandabili perché lo dovrebbero sapere che gli uomini faranno commenti e gesti pornografici, o addirittura la molesteranno ed è indubbiamente colpa loro perché l’uomo è di carne e se lo provochi………………
È violenza se le colleghe donne ti obbligano a turni non previsti dal contratto pur sapendo che la collega non ha aiuti col suo bambino e il marito lavora (lui) e ti fanno mobbing se non ti presenti all’orario da loro stabilito (non previsto dal contratto, ripeto),
se le donne si ritorcono contro le altre donne perché sono più patriarcali degli uomini.
È violenza ogni volta che ad una donna viene detto con disprezzo di tacere.
Potrei andare avanti ancora molto con questo post, ma credo che ciò che ho scritto sia abbastanza e chi mi legge può tranquillamente continuare la lista se lo vuole.
La violenza sulle donne è uno stigma, uno stereotipo, uno sfruttamento criminale, rendiamocene conto noi donne per prime. Curiamo l’amore per noi stesse, la stima che ci dobbiamo, la consapevolezza del nostro valore e la gioia per la nostra autenticità più profonda e basta con il bisogno degli uomini e quindi vogliamo parità di diritti e di salari per essere libere e aver bisogno di un uomo solo per amore. O anche no e va bene così.
