Dire le cose belle, soprattutto quelle

Mi piace tanto camminare in ospedale la sera tardi, quando non c’è più il brulichio della giornata e puoi vedere i corridoi vuoti senza che qualcuno ti compaia all’improvviso dietro e ti incalzi col suo passo. E io cammino lentamente, certa che vedrò cose belle che non ho mai notato, nonostante passeggi in quell’ospedale da molti anni ormai. Dopo quasi 5 giorni di ricovero di Massi ho iniziato a sentire il reparto in modo familiare, conosco il profumo del sapone in bagno, il rumore che fa la porta tagliafuoco quando sbatte, intuisco l’ora dalla luce che penetra dal fondo del corridoio, riconosco gli zoccoli di alcuni operatori prima di vederli in viso.

Massi oggi pomeriggio mi ha scritto un messaggio “Francesco mi ha appena chiesto di te, come stai, Bene, sta arrivando! Evviva, così la saluto!”. Francesco è il giovane infermiere che era di turno quando siamo arrivati in reparto, Massi a bordo del suo letto a rotelle e io che mi affrettavo per tenere il passo dei due che lo hanno traghettato da un reparto all’altro. Una era la stessa signora che dieci anni fa ha accompagnato Benny in sala operatoria insieme a Leopoldo, il suo orsetto; l’ho riconosciuta subito, ricordo molto bene le sue parole, che benedizione oggi, poter accompagnare una bambina così bella! Bè, tornando a Francesco, è delizioso, ha sempre una parola per tutti, dice che le persone sono lì con tutto il loro carico di sofferenza e un sorriso, una battuta, un pensiero fanno la differenza. Ha ragione! Stasera quando mi ha vista è venuto subito a salutarmi, mi sembrava di essere tornata a casa! E l’ho detto anche al primario, Marcello, che è comparso mentre io e Massi leggevamo qualche poesia di Arminio in sala d’attesa Tutti si lamentano, dottore, ma io le voglio proprio dire che siete tanto gentili in questo reparto, bisogna smetterla di dire soltanto ciò che non va, è indispensabile dire anche le cose belle. Soprattutto quelle! e a Marcello le mie parole hanno fatto tanto piacere, l’ho visto dai suoi occhi. Un encomio speciale per Francesco, ho aggiunto e lui mi ha raccontato che Francesco fa parte del gruppo degli infermieri precari che arrivano, assunti dalle agenzie interinali, a coprire le ferie estive degli sconosciuti colleghi. Viene dalla Sicilia.

Marcello il primario lo vedi a qualunque ora. Una volta stava mangiando un frutto in corridoio mentre un collega gli parlava, un’altra volta stava avvitando non so cosa con un cacciavite dietro al bancone dove ci sono i computer, ma soprattutto lo trovi all’improvviso in stanza, anche se è già passato per le visite, che ti chiede come stai. Ai pazienti, prima. A volte anche ai parenti, dopo.

E poi nella prima stanza c’è un signore molto anziano, allettato, sua nipote che fa la wedding planner ogni giorno sta da lui molto tempo, un po’ è preoccupata, un po’ le scappa un sorriso perché suo nonno ormai è famoso nel reparto. Non lo vedi, ma lo senti perché ha l’udito affievolito e parla fortissimo, in dialetto. Stamattina si sentiva Stai fermo, nonno! e lui Ma dove vuoi che vada! in dialetto modenese. Poi canta i canti degli alpini e ogni tanto dice portatemi in collina, portatemi in montagna…

Spero che Massi torni a casa presto e ovviamente lo spera più di tutto lui, che, passato il dolore, inizia ad essere un po’ stanco e avvilito. Ecco perché gli ho portato delle poesie, sono la cura che arriva dove la chimica non può.

Io vado e vengo dall’ospedale. Oggi mi sono fatta le unghie di un rosa che più lo guardo più mi chiedo perché?!, avete presente il rosa Big Babol? Ecco, quello. A casa mi tiene compagnia l’ispettore Barnaby in replica perpetua su Giallo e ovviamente Pipi, Miri e Tino. Domattina anche Pipi va dal dottore, lui non lo sa ancora.

À bientôt!

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