A cosa pensa un gatto mentre sta morendo? Lo capisce che tu non vuoi che vada, però gli dici Pipi, vai pure, grazie per tutto quello che hai fatto per noi, non ti preoccupare, vai…? che poi secondo me quella cosa dell’adesso vai, puoi andare serve solo a te perché non riesci più a vederlo così, uno straccetto di pelliccia con lo sguardo che non guarda più. Lo chiami e fino a qualche settimana fa ti avrebbe sentito anche tre stanze più in là e sarebbe corso, ora invece gli sussurri Pipi nell’orecchio e non ha il minimo sussulto. Il veterinario ha detto che si potrebbe fare la puntura e quando Massi me l’ha riferito ho detto subito mai! e anche lui ha risposto al dott mai!, ma la Benny invece ha detto secondo me sì, perché è come che sia già morto. Io spero che se ne vada da solo, qui, sul suo balcone, sotto al tendone, accanto al basilico, con attorno la signora bionda che porta a spasso il cane nel parchetto, la signora di fronte che festeggia l’amica sul suo balcone e ha preparato il tavolo con l’aperitivo e ora sono dentro che cenano, la giovane mamma che è riuscita ad addormentare la figlia appena nata nel passeggino a forza di camminare, i trattori che passano con le balle di fieno e la Miranda che corre avanti e indietro per la sua solita ansia. Vorrei tenerlo in braccio ma sento che lui si vuole allontanare, ogni volta che gli torna un po’ di forza si alza e crolla qualche centimetro più in là. Sta andando.
Oggi gli ho commissionato una stella, perché Pipi sarà una stella. A suo tempo vi racconterò perché. Ora accendo in balcone una treccina di incenso e vado a fare la doccia. Stare accanto a Pipi mi ha sfinita. Strani noi umani! Abbiamo bisogno di riti e passaggi, di lacrime, amuleti e consolazioni, di sapere sempre a che punto siamo. Eppure l’amore e la morte sono cose così semplici…