Non credevo proprio che fosse una buona idea partire, venerdì. Avevo prenotato quei tre giorni di vacanza a giugno, grazie ad uno dei molti cofanetti vacanza che ci sono stati regalati per il tulleday. Avevo scelto in base al verde attorno al Podere, alla sensazione che fosse in alta collina ma non avevo controllato su google maps perché voglio imparare sempre di più ad andare a sensazione, a intuito, a magia, al fatto che in questo soggiorno venisse servita anche la cena, rigorosamente vegetariana, con gli ingredienti che la terra attorno al Podere regalava.
Però venerdì sia io che Massi eravamo distrutti. Dalle ultime settimane di Pipi, dalla tristezza, dal vangare la terra dura per seppellire il nostro micione, dai ricordi e ci dicevamo che era meglio non partire, stare a casa, in penombra, con la Miri e Tino, ma come facevamo ad annullare così, il giorno stesso dell’arrivo? Allora siamo partiti al pomeriggio tardi e siamo arrivati a Langhirano per cena. Al Podere in cui avremmo alloggiato abbiamo trovato la proprietaria Elena con Enrico, il suo fidanzato e Maurizia, una signora nata lì ma che poi si è trasferita a Parigi ed era arrivata qualche giorno prima col tgv, e poi il trenino fino a Parma e il taxi fino a Castrignano. Elena mi ha raccontato che l’arrivo di Maurizia pareva un film, per quel taxi sperduto fra i monti e lei, signora parigina che scende con un borsone imbottito in mano da cui spuntava una testina, quella di Pupun, un micione bianco e arancione, come Pipi. Ci stavano aspettando per cena, abbiamo mangiato tutti insieme e siamo stati a chiacchierare fino a tardissimo, sembrava una delle tavolate di Almodovar, quelle dove tutto è possibile anche se quegli intrecci non te li saresti mai aspettata. E ovviamente io ad un certo punto ho preso l’iPhone e ho iniziato a mostrare foto di Pipi, del matrimonio, di tutto e questa cosa che mi è presa ultimamente di mostrare foto a semi sconosciuti mi fa sempre sorridere. Quella sera ci siamo addormentati in un lettone antico e abbiamo dormito fino a tardi. Poi abbiamo conosciuto Giuseppe, che ha la Cantina del Borgo a Torrechiara e che mentre passavamo davanti alla cantina fischiettava e ci ha detto buongiorno e io mi sono fermata subito sorridendo. Dopo qualche parola ha raccontato che all’alba quella mattina aveva visto un lupo bianco nella vigna ed era bellissimo e poi siamo entrati per la degustazione. Uno dei vini si chiamava ross d’la Pepa e subito gli ho domandato chi è la Pepa? e lui Mia madre. Quando è morta nel suo giardino ho trovato una vigna nascosta dal resto e con tanta pazienza ho fatto il vino, il mio vino più buono! e io Le manca molto sua mamma?, Sì, moltissimo. Anche a Giuseppe ho raccontato di Pipi e lui ci ha accompagnati a vedere la Mery, una micina che è stata abbandonata nel borgo e aveva grandi occhioni nocciola, ci ha chiesto se la volevamo adottare, ci abbiamo pensato fino ad oggi è poi siamo tornati a trovarlo e gli abbiamo detto di no, perché secondo noi sta molto meglio libera, in mezzo alle case di sasso. Se l’avessimo portata a casa con noi però le avremmo cambiato nome. L’avremmo chiamata Pepa.
Questi tre giorni di vacanza nel verde e nelle storie ci hanno fatto molto bene. E c’era anche una farfalla che spesso si avvicinava a noi, a Torrechiara. Siamo certi che fosse Pipi.