La randagia fiorita

La libreria è sottosopra, il Buddha è spostato e il sacro nome di Gesù che ci ha regalato suor Serena per il matrimonio è finito nella cesta dei gatti accanto, non l’ho fatto apposta, non c’è nessuna volontà in ciò, semplicemente dovevo ritrovare alcuni libri di molti anni fa che ho gelosamente custodito, perché oggi, qui, in questo piccolo appartamento si stanno trovando parole per raccontare di una randagia che mai avrei creduto. E sono parole che vengono da lontanissimo, che non sapevo neppure di aver custodito. O forse non esistevano prima di oggi. Chissà.

Mi gira la testa e proprio da quella testa stanno uscendo ricordi incredibili, energie pazzesche. E torna Bologna, donBe, quando scrivevo scrivevo scrivevo all’università, e mi dicevo che bello, questa cosa non la sapevo proprio, sono felice di averla imparata, e anche i miei quando c’erano e non avevo ancora crepe conosciute, la luce di quando calava il sole nelle campagne di Modena e il sorriso della mia migliore amica, la Nonnina, il pensare di avere tutto davanti a sè, il canale gelido accanto al cimitero in cui andavamo a fare il bagno d’estate, da piccoli, i discesini in bicicletta e la villa disabitata con i cadaveri che pensavamo ci fossero dentro, le sere d’estate con i campi di grano e le lucciole…………

Ora ho capito perché mi è piaciuto tanto questo vaso della Cocciaia l’altro giorno, sulla spiaggia di Baratti, perché lì dentro si può rinascere e non c’entra nulla che ci siano delle crepe, tutti le abbiamo.

3 pensieri riguardo “La randagia fiorita

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