Sorrisi e magoni dalla terapia intensiva del policlinico di Modena

Da diversi giorni volevo scrivere questo post e oggi lo faccio, lo faccio perché all’alba la Frency mi ha mandato questa foto, era smontata dal turno di notte nel reparto di terapia intensiva del policlinico di Modena e oltretutto io me l’ero anche appena sognata, allora oggi devo proprio scrivere della telefonata che le ho fatto dieci giorni fa.

Aveva scritto continua a scrivere! sotto ad un post di Comequando sulla mia quarantena , le ho risposto chiedendole se ci potevamo sentire perché mi sarebbe piaciuto poter raccontare dei malati di sto maledetto covid19 e di chi se ne prende cura da dentro, non solo per sentito dire, lei è infermiera in prima linea, dove i pazienti vengono trattati quando non riescono più a respirare da soli e allora li mettono a pancia in giù, li sedano, li attaccano alle macchine dell’ossigeno, a volte li intubano poi li estubano se pian piano stanno meglio oppure no, se meglio non stanno. Le ho detto Frency, raccontami quelle cose che piacciono a me, quelle piccole e inaspettate, quelle che se ci fai caso diventa tutto più luminoso, più lieve…

Siamo state al telefono più di un’ora, mi ha raccontato tantissime cose e io ero in bilico tra l’imbarazzo al pensiero di disturbarla e la commozione per la sensazione di essere là dove passa lei, fra i letti dei malati e io simbolicamente facevo carezze a tutt*, con le dovute protezioni ovviamente, quelle che ti fanno sudare come il 15 di agosto alle 2 di pomeriggio sotto il sole cocente vestita con una tuta da sci. Mi ha raccontato che nonostante la tuta da astronauta, la cuffia, gli occhiali, la mascherina e la protezione di plexiglas sul viso appena entra in terapia intensiva i pazienti che possono parlare la riconoscono subito e le dicono ciao Frency, bentornata! e se io fossi al posto loro piangerei di gratitudine ogni due minuti, forse anche meno e sicuramente anche loro perché dopo che qualcuno ti ha salvato la vita per tanto tempo non riesci più a parlare senza che ti salgano anche le lacrime insieme alla voce e poi molto probabilmente vorrei offrire a tutti gnocco e mortazza (mortadella, ndr) come ha fatto quel giovane operatore del 118 che si è ritrovato in terapia intensiva col covid19 preso al lavoro, è stato molto male ma poi per fortuna pian piano si è ripreso e prima di tornare in reparto ha chiamato sua moglie e ha urlato agli infermieri di turno, fra cui la Frency, ragazzi cosa ne dite se mia moglie va a prendere gnocco e mortazza e li porta qui e festeggiamo tutti insieme? e loro hanno risposto che appena sarà finito questo delirio si vedranno in trattoria a festeggiare, noi emiliani siamo fatti così. Oppure il ragazzo originario di Napoli che, quando anche lui è stato meglio, al telefono con la sua famiglia ha urlato vi saluta tutta Napoli!!! e certamente è così perché dopo che sei resuscitato nelle case non esistono più i muri che impediscono di vedere dentro, tutti si vedono ed è bellissimo così, è come un ex voto sempre davanti a te. Quando le persone arrivano in terapia intensiva hanno la sensazione di soffocare, ma se hai la fortuna di riuscire a resistere e di stare meglio poi il viaggio per uscire non lo scorderai mai più, tu, sul tuo letto a rotelle, spinto da chi ti ha salvato la vita e dietro un OSS che disinfetta tutto quello che gli infermieri toccano per riportarti in reparto e la polizia che blocca con le transenne l’accesso ai corridoi in cui passi e sai di essere salvo ed è una salvezza che non è solo tua, ma anche di tutti quelli che ti sono stati accanto, poliziotti compresi e anche nostra. Poi c’è chi purtroppo non ce la fa e ha il terrore negli occhi e non riesce a capire che cazzo è successo che un giorno stava bene e il giorno dopo non c’è quasi più e anche quella morte è di tutti, lo strazio è di ciascuno e si vegliano con preghiere e dolore le camionette dell’esercito che si allontanano dai cimiteri in cui non c’è più spazio, anche quella morte appartiene profondamente a tutti noi.

Grazie Frency.

Grazie a tutt* quelli che si stanno prendendo cura di noi.

Frency oggi,
Frency il 26 maggio 2019

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